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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2014 alle ore 12:51.

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(Afp)(Afp)

PECHINO - Per l'import-export cinese il 2013 è stato un anno molto particolare: a maggio, novembre e a fine dicembre il surplus ha toccato picchi assolutamente imprevedibili, grazie a movimenti in entrata e uscita a doppia cifra rivelati dalle Dogane cinesi. E nel 2014, a quanto pare, si replica quanto a oscillazioni brusche.

A marzo le esportazioni sono calate bruscamente del 6,6%, per il secondo mese consecutivo, mentre l'import è arretrato dell'11,3 per cento. Il surplus commerciale, di conseguenza, si è attestato a 7,7 miliardi di dollari a marzo a fronte del deficit di 23 miliardi di dollari di febbraio. Nel complesso il commercio cinese è calato del 9 per cento. Gli analisti si aspettavano un aumento del 4% dell'export e del 2,4% dell'import. Questa flessione in contemporanea di export e import non è affatto un buon segnale per la reale tenuta dell'economia.

Si tratta di fenomeni rimasti, a oggi, monitorati ma non spiegati compiutamente: come è possibile, infatti, che un Paese, peraltro grande quasi come un continente, come la Cina, si trovi a registrare aumenti o ribassi così alti da un mese all'altro? Rimasto ben nascosto sotto la cenere, infatti, ritorna il problema delle esportazioni cinesi che seguono un andamento apparentemente irrazionale, al punto da autorizzare ipotesi strane dal punto di vista tecnico: forme di registrazione impropria di aziende costruite solo sulla carta e affini, false fatturazioni per portar denaro all'estero oppure far entrare hot money in Cina.

Nel primo trimestre dell'anno, il volume delle importazioni è salito dell'1,6%, il disavanzo commerciale del periodo si è fermato a 16,74 miliardi, registrando un meno 59,7.
La palma di primo trader al mondo è fittizia o meritata? Non sarà che i movimenti di denaro occultano la reale capacità del sistema cinese di fare un reale passo in avanti sul fonte della trasparenza dei flussi di merci (e dei relativi pagamenti?).

La situazione resta fluida. Gli stessi responsabili della direzione dell'Istat cinese e della branch dei pagamenti internazionali di Safe faticano a negare che, sì, molti giri sono oziosi e che l'amministrazione sta cercando di monitorare quali siano i movimenti veri di merci da quelli costruiti a tavolino. Intanto, la Cina è impegnata a tener testa all'0biettivo da 7.5 di crescita per il 2014. Senza una vera crescita del commercio, la meta resta irraggiungibile.

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