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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2014 alle ore 09:30.

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Mario Virano (Agf)Mario Virano (Agf)

Sull'applicazione della normativa antimafia alla sezione transfrontaliera dell'opera ferroviaria Torino-Lione la parola definitiva deve ancora venire. E ci vorrà tempo. Parola di Mario Virano, commissario del Governo per l'opera, presidente dell'Osservatorio Torino-Lione e presidente della Commissione italiana intergovernativa.

«Il problema non pare certo delegabile al cda del futuro promotore pubblico – spiega al Sole-24 Ore – anche perché una qualunque impresa che venisse esclusa dagli appalti a seguito dell'applicazione della normativa antimafia, oggi potrebbe fare ricorso a qualunque Tribunale francese e vedersi cancellata l'eventuale esclusione. Io per primo, anni fa, ho sollevato questo problema nell'ambito della conferenza intergovernativa».
Le tappe per sanare la situazione, secondo Virano, sono obbligate. La prima è il regolamento sugli appalti che si dovrà dare il promotore e che verrà approntato in ambito nazionale. E' già all'esame commissione intergovernativa e sarà in grado di definire le regole sull'idoneità delle imprese in materia di assunzione di lavori e servizi, a partire proprio dal recepimento della normativa antimafia.

La seconda tappa sarà il protocollo integrativo, addizionale e obbligatorio dell'accordo, che dovrà normare tutti gli aspetti finanziari di dettaglio, che dovrà essere sottoscritto dai due governi e ratificato dai due parlamenti e che dovrà recepire anche i contenuti del regolamento «e dargli valore di legge» spiega Virano.
Insomma, non sembrano sufficienti le assicurazioni di Ltl (la società dalla cui trasformazione nascerà il promotore pubblico) che il 12 settembre sottolineava che «quando il bando di gara è emesso da una società di diritto straniero, qual è Ltf-Lyon Turin Ferroviaire, società responsabile della sezione transfrontaliera della nuova linea Torino-Lione, le aziende vincitrici sono obbligate a seguire le procedure antimafia, che prevedono in particolare l'intervento del Gruppo interforze tratta alta velocità (Gitav). Già ora, a garanzia della trasparenza e dell'esclusione di imprese sospette, il Cipe la obbliga agli impegni antimafia nell'affidamento dei lavori, pur avendo uno Statuto di diritto francese; tali impegni sono scritti nella delibera 86 del 2010.

Secondo quanto previsto dalla legge italiana, gli stessi obblighi saranno inoltre necessariamente assunti dal nuovo promotore, in virtù del principio generale stabilito per tutte le imprese che operano in Italia. Lo statuto di diritto francese di Ltf prevede di seguire le norme d'oltralpe nella redazione dei bandi di gara, nel rispetto di norme europee; l'affidamento concreto di lavori in Italia avverrà però dopo le verifiche antimafia, così come è avvenuto per le oltre 220 imprese cui la società ha appaltato lavori o richiesto forniture e di cui è stata certificata l'integrità».
Tutto vero ma per arrivarci sembrano mancare ancora provvedimenti da legiferare o ratificare e i capitali sporchi sono lì, pronti a sfruttare ogni ritardo.

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