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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2014 alle ore 17:07.

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Se Renzi manterrà la promessa, difficile che Antonio Marzano possa spegnere la decima candelina di compleanno sulla tolda di comando del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, l'organismo costituzionale che il presidente del Consiglio vuole chiudere. Marzano è al secondo giro di pista al comando del Cnel. Eletto presidente nel 2005 è stato riconfermato per un altro quinquennio nel 2010. Un lustro che con ogni probabilità non completerà.

L'ex ministro delle attività produttive nel Governo Berlusconi vanta un compenso annuo di 217mila euro. Siamo al di sotto dell'indennità del Presidente della Repubblica, ma Marzano percepisce anche una pensione universitaria da 76mila euro lordi l'anno arrivando così a cumulare un reddito netto annuo di 228mila euro. Non male per guidare un ente che elabora pareri (quando richiesti) per Governo e Parlamento, sforna studi e ricerche e propone (poche) iniziative legislative. Un ente di consulenza a tutti gli effetti, di fatto un doppione di molte funzioni istituzionali già svolte dalle Camere e dai ministeri. Una sorta di "pensatoio alto" che però costa al bilancio dello Stato e quindi dei contribuenti italiani, la bellezza di 19 milioni l'anno.

Tanta è la dotazione di fondi pubblici messi a disposizione per il funzionamento dell'autorevole pensatoio. Marzano è ovviamente il più pagato e al suo emolumento vanno aggiunti le spese per i suoi uffici e per il consiglio di presidenza che arrivano a 500mila euro. Compensi pagati per il portavoce e il personale di supporto che si aggiunge agli 80 dipendenti a tempo indeterminato di cui 7 dirigenti. Solo il costo annuo del personale vale 7 milioni di euro. A questa cifra poi vanno sommati i costi per i 64 consiglieri del Cnel e i due vicepresidenti. Ogni consigliere (tutti esponenti del mondo dell'associazionismo imprenditoriale e sindacale) percepisce un'indennità annua di 25mila euro (41mila i due vicepresidenti). Sommateli ai compensi di Marzano e avrete una spesa annua per il funzionamento politico del Cnel per 1,9 milioni di euro l'anno. Tutti gli esponenti dell'organo costituzionale hanno un lavoro principale per il quale sono già pagati. Ma oltre all'indennità da 25mila euro l'anno vengono rimborsate spese di viaggio, trasferte che nel 2012 sono costate 140mila euro. Non solo anche le spese per partecipare alle riunioni del Cnel sono remunerate: 600mila euro stanziati nel 2012. Altri 500mila euro per partecipare a riunioni di organismi nazionali e internazionali: nel 2012, ultimo bilancio consuntivo approvato, sono stati stanziati all'occorrenza mezzo milione di euro.

E così solo i costi per i 64 consiglieri e la presidenza sono stati di oltre 3 milioni nel 2012. Gli 80 dipendenti costano come si è visto 7 milioni e quindi la mera sussistenza delle 150 persone ospitate a Villa Lubin è di 10 milioni di euro, metà dei fondi pubblici che il Cnel ogni anno riceve. Sapere di essere finanziati con 19 milioni di euro l'anno dallo Stato permette di largheggiare. Non si bada a spese per la pubblicità, le relazioni pubbliche e la comunicazione come se il Cnel dovesse vendere qualcosa: 850mila euro l'anno è il budget messo a disposizione per decantare le virtù dell'organo che dispensa studi e consigli sui temi dell'economia e del lavoro. Ma si lavora anche tanto al Cnel visto che i 7 milioni di costo del lavoro evidentemente non bastano. Per il lavoro straordinario degli 80 dipendenti ecco stanziati ogni anno quasi 400mila euro. Peccato che tanta generosità faccia a pugni con i tassi di assenza media dei dipendenti. Tra gennaio e febbraio di quest'anno i dipendenti hanno registrato assenze per un tasso percentuale tra il16 e il 19%. Per il resto il Cnel paga una miriade di piccole spese: dai 250 mila euro per i buoni pasto del personale; ai 300mila euro per i leasing auto; ai 207mila euro per interventi assistenziali; ai 400mila euo per la cancelleria; ai 100mila euro per la formazione. Poi c'è il capitolo per la gestione e la manutenzione della splendida Villa Lubin sede dell'ente. Anche quella ha ovviamente un costo. Ma quei quasi 20 milioni che costa ogni anno tenere in vita l'organo costituzionale hanno un qualche ritorno, un qualche beneficio? Difficile da calcolare. È lavoro di ricerca, intellettuale dove i costi sono essenzialmente di capitale umano.

Certo è che a ben guardare da quando è nato (50 anni fa) il Cnel non sembra brillare di particolare affaticamento. In mezzo secolo il Cnel ha presentato solo 14 disegni di legge (uno ogni tre-quattro anni); i pareri sottoposti a Governo, Parlamento e Regioni sono stati 96 (due all'anno). Poi ci sono rapporti, studi, relazioni di varia natura che lo stesso Cnel enumera: i documenti che hanno impegnato in 50 anni di storia repubblicana il pensatorio pubblico sono stati 970. Venti all'anno, poco più poco meno. Valevano la spesa di 20 milioni l'anno? Chissà.

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