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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2014 alle ore 08:11.

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ROMA.
C'è una data che adesso preoccupa e non poco i vertici del Viminale: il primo maggio. La manifestazione dei sindacati a Roma in piazza San Giovanni può essere un'occasione succulenta per le frange di antagonisti più aggressivi. Gli scontri di ieri nella capitale erano previsti e, al netto di ogni odiosa violenza accaduta, sono stati meno di quelli stimati visto che si temevano non solo al ministero del Lavoro - dov'è successo - ma anche davanti al quotidiano Il Messaggero e al dicastero dello Sviluppo economico. Nella capitale si concentrano temi esplosivi, come le migliaia di persone sfrattate o sotto sfratto e gli immigrati in condizioni di vita miserrime.
Ma i numeri della sfilata, alcune migliaia di persone, erano contenuti e ci sono stati anche arrivi da tutta l'Italia. Tanto che l'esplosione violenta non è stata innescata dagli antagonisti romani, presenti in minima parte, ma soprattutto dai colleghi giunti dal Nord Est, Torino e Bologna (questi ultimi fermati prima del corteo). E gli anarco-insurrezionalisti si sono ben guardati dal partecipare, c'erano solo un paio di bandiere. Dopo una serie recente di sconfitte giudiziarie molto pesanti hanno scelto una linea guardinga, prudente, calcolata. Diverso è il caso di tutta la galassia antagonista, che sta costruendo in modo continuo e crescente forze e progetti: non tanto e non solo a Roma, come s'è visto, ma a Padova, Venezia, Milano, Napoli, Genova. Sono tutte città dove il rischio di violenze e di attacchi eversivi può crescere. Preoccupa, per esempio, una manifestazione a fine mese a Milano nell'anniversario della morte di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù assassinato nel 1975. Così come una sfilata del movimento No Tav a Torino il 10 maggio. Tutte zone, quelle del Nord, dove la cultura della protesta e della rivolta è in effervescenza. E dove non è così semplice schierare 2mila agenti delle forze dell'ordine come è stato possibile fare ieri a Roma. Certo, nella capitale gli episodi di ieri non sono stati i primi. Non vanno dimenticati gli attacchi recenti alle sedi del Partito democratico. Così i movimenti antagonisti potrebbero trovare nella manifestazione a Roma del primo maggio sponde e occasioni fertili. Certo, il servizio d'ordine della Cgil è per antonomasia una garanzia, ma i numeri di piazza San Giovanni sono sempre enormi e i rischi di ordini pubblico comunque elevati, stavolta più del solito. La linea di controllo e gestione dell'ordine pubblico sarà tutta in fibrillazione: dal questore Massimo Mazza al prefetto Giuseppe Pecoraro, dal direttore del dipartimento Ps Alessandro Pansa al ministro dell'Interno Angelino Alfano. E per essere completi, grande attenzione da parte dei Vimnale e dell'intelligence sarà già posta sui movimenti eversivi in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Intanto, di questi timori c'è già un segnale inequivocabile: circolano on line alcuni messaggi dei Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) che annunciano iniziative di movimento e di protesta per il primo maggio a Roma e a Milano.
marco.ludovico@ilsole24ore.com
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