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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2014 alle ore 08:14.

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Robin George Collingwood è stato un filosofo di Oxford, capace di dare contributi notevoli non solo alla sua disciplina ma anche in campi limitrofi come l'archeologia, la storia e la teoria estetica. Questa sua Autobiografia, che ha il pregio di essere piacevolmente leggibile, offre testimonianza di una vicenda significativa della cultura filosofica e della politica accademica tra le due guerre. Collingwood, come è noto agli studiosi di queste cose, fu influenzato nella sua opera dal neo-idealismo italiano di Croce, Gentile e soprattutto de Ruggiero. Fu uno storicista convinto e sui generis, preso sul serio da grandi autori del suo tempo quali Leo Strauss e Hans Georg Gadamer, come ricorda Corrado Ocone nella sua pregevole Introduzione al volume. In molte sue opere, ma forse soprattutto nel suo Speculum Mentis, Collingwood presentò una visione filosofica, basata su quella che lui chiamava «logica della domanda e della risposta», imperniata sul rapporto tra le idee e i contesti in cui si sviluppano. La visione in questione prendeva sicuramente spunto dall'idealismo inglese di autori spesso ingiustamente trascurati quali Green, Bradley e Bosanquet, ma se ne discostava in vario modo a cominciare dall'enfasi sulla logica della domanda e della riposta di cui si è detto. L'approccio di Collingwood ha un certo valore intrinseco, ma forse quello che cattura maggiormente l'interesse del lettore è la sua natura polemica nel senso alto del termine. È infatti tutto rivolto a contestare le pretese teoriche di quei "filosofi minuti", che negli anni del magistero oxoniense del nostro scalzarono progressivamente gli idealisti per sostituire al loro pensiero un realismo metafisico tanto prepotente quanto – agli occhi di Collingwood – sostanzialmente vuoto.
Alla metafisica dei realisti, Collingwood contrappone un robusto senso della storia, al loro essenzialismo aggressivo un pacato realismo. In questa ottica, la conoscenza filosofica non consiste in affermazioni e giudizi astratti ma piuttosto nel tentativo di comprendere come l'autore che si legge si pone in un determinato contesto. Come a dire che la visione politica di Hobbes non può essere eguale a quella di Platone perché gli interessi dei due pensatori partono da problematiche diverse. Uno dei punti più interessanti, da questo punto di vista, del pensiero di Collingwood consiste nel sostenere che la logica della conoscenza doveva interrogare assieme la rivoluzione scientifica del Seicento e la nuova concezione della storia dell'Ottocento. Da questa bipartizione, nasce anche un interesse all'emancipazione che, contrariamente a quanto sostenuto dai realisti, rende la teoria utile per la prassi. Non tutti i realisti con cui se la prende Collingwood furono filosofi minuti. Alcuni, come Moore e Pritchard, erano pensatori di un certo livello. Ma l'Autobiografia serve soprattutto a comprendere le conseguenze negative di un'egemonia intellettuale, in questo caso quella dei realisti, capace di oscurare tesi diverse ma non per questo secondarie. Curiosamente, in Italia successe il contrario di quanto accadde in Gran Bretagna, e gli idealisti storicisti presero il sopravvento. Questo libro di Collingwood, partendo dal caso inglese, mostra indirettamente che tutte le egemonie del genere sono un ostacolo per la crescita della conoscenza.
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Robin George Collingwood, Autobiografia, Prefazione di Corrado Ocone, Castelvecchi, Roma, (trad.it. Stefano Priori), pagg. 160, € 18,50
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Al Centro Congressi Lingotto di Torino
si conclude oggi il 27° Congresso annuale della Federazione Europea di Psicoanalisi ( 5mila soci di 36 società in 25 Paesi) oggi guidata dal presidente Serge Frisch e dal direttore scientifico Franziska Hilander. «Rotture» è stato il tema non prettamente psicoanalitico ma molto umano e attuale di questa edizione. La nostra storia recente porta le cicatrici di rotture di ogni tipo. Malattia, crack-up, separazione, strappo o scissione, cambiamento, dissincronia, crisi e discordia sono tutti possibili sinonimi della parola "rottura", Alcune rotture sono inevitabili e necessarie, forse anche auspicabili.

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