Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 13:08.
L'ultima modifica è del 14 aprile 2014 alle ore 16:21.

My24

È il tassello più importante nel puzzle delle partecipate del Tesoro che dovranno rinnovare i propri vertici da qui alla fine di maggio ed è proprio dai nomi che spunteranno per il Cane a sei zampe che si misurerà il tasso di innovazione del governo Renzi. Il premier vorrebbe una cesura rispetto al passato ed è per questo che l'ipotesi di Paolo Scaroni, tre mandati alla guida dell'Eni (è in sella dal 2005), come presidente del gruppo, è giudicata ormai come superata. Tanto più che gli ultimi sviluppi che hanno riguardato il numero uno del gruppo di San Donato Milanese (l'inchiesta sulla controllata Saipem che lo vede indagato per corruzione internazionale e, di recente, la condanna per l'indagine sulla centrale Enel di Porto Tolle) hanno sicuramente contribuito a offuscarne un po' l'immagine.

È molto probabile quindi che Scaroni ceda il passo. Ma le voci dell'ultima ora sembrerebbero accreditare una successione "soft", tutta interna al gruppo, con la promozione al vertice di Claudio Descalzi, attuale direttore generale dell'exploration & production dal luglio 2008, che ha speso tutta la sua vita all'interno del Cane a sei zampe. L'ingresso di Descalzi, che è anche presidente di Assomineraria e vicepresidente di Confindustria Energia, a San Donato Milanese risale al 1981 come ingegnere di giacimento e successivamente diventa project manager per lo sviluppo delle attività nel Mare del Nord, in Libia, Nigeria e Congo. All'Eni Descalzi ha percorso tutti i gradini: è stato anche managing director della consociata in Congo e vicechairman di quella in Nigeria, oltre che direttore dell'area geografica Africa, Medioriente e Cina.

Insomma, una carriera vissuta dentro l'Eni, di cui conosce a menadito business e mercati. E il suo approdo ai vertici viene giudicato come la migliore soluzione per evitare eccessivi scossoni in vista dei passaggi importanti che attendono il Cane a sei zampe, chiamato a rimodulare il proprio assetto per adattarsi a uno scenario energetico in profondo mutamento. Ad ogni modo, restano in campo anche altre ipotesi, considerate meno forti, che vedrebbero il ritorno all'Eni dell'ex Leonardo Maugeri o di Lorenzo Simonelli (General Electric). La partita dell'Eni sarà comunque quella che andrà in scena per prima visto che l'assemblea dei soci è convocata per il prossimo 8 maggio e dovrà deliberare anche su altri aspetti molto delicati come la riduzione del compenso degli amministratori, voluta dal governo, e l'inserimento nello statuto della cosiddetta clausola di onorabilità, che la direttiva emanata dal Mef nei mesi scorsi impone a tutte le sue partecipate.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi