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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2014 alle ore 16:16.
L'ultima modifica è del 14 aprile 2014 alle ore 19:43.

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Bene lo sgravio fiscale per i lavoratori con redditi bassi attraverso l'aumento delle detrazioni. Ma complessivamente il Def presentato dal Governo è «poco ambizioso» e «non contiene la svolta necessaria per il paese». I sindacati danno un giudizio piuttosto critico del documento di economia e finanza. Parlando dinnanzi alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, la Cgil parla di previsioni di economia e finanza «irrealistiche» e basate su una «crescita internazionale che le sostiene». Ma plaude al cambiamento delle politiche fiscali. Su questo punto è d'accordo anche il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «Ma registriamo che su fattori dello sviluppo praticamente non si dice nulla».

Cgil: bene il cambio di passo sulle politiche fiscali. Ma non c'è la svolta per il Paese
«C'è un cambiamento. Ma non la svolta che ritenevamo necessaria per il Paese». È questo il giudizio della Cgil sul Def, il Documento di economia e finanza. Parlando dinnanzi alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi ha giudicato positivamente «il cambiamento delle politiche fiscali, a partire dal lavoro». Anche se si escludono interventi a favore delle pensioni medio-basse. Secondo la Cgil è «apprezzabile» anche l'aumento della tassazione sulle rendite finanziarie, e la previsione di un tetto per i manager pubblici. Nel Def, invece, non ci sono politiche di investimenti pubblici e politiche industriali. Il governo «deve aprire una vera e propria vertenza con l'Europa. Il Fiscal Compact va rivisto da un governo che ha l'ambizione di una svolta. Il Def ripropone invece la trappola di una crescita affidata all'estero. Bisogna vedere però se gli altri paesi vorranno comprarli i nostri prodotti», spiega Barbi, che critica anche le coperture individuate «e affidate soprattutto alla spending review. E non c'è una svolta sull'evasione fiscale». Infine sul pubblico impiego e l'ipotesi di blocco della contrattazione Barbi sottolinea: «Otto anni di blocco dei contratti è una cosa da economia di guerra».

Bonanni: ok sgravi ai lavoratori. Ma sullo sviluppo non si dice nulla
Secondo Raffaele Bonanni il Def «appare un documento abbastanza prudente», con un quadro macroeconomico vicino a quello degli scenari internazionali e previsioni come quella sulla spesa per interessi stimata sulla base di tassi superiori agli attuali e a quelli prevedibili. D'altra parte «restano gli interrogativi sulle coperture» e non c'é certezza che gli interventi fiscali siano davvero strutturali. La spending review non poggia infatti su una strategia chiara e rischia di tradursi in nuovi tagli lineari, ancora più pericolosi del passato, oppure portare a una nuova manovra. Inoltre, ha aggiunto Bonanni, «siamo molto preoccupati per l'evasione fiscale sulla quale c'è un allentamento, dobbiamo dircelo con chiarezza». È poi «intollerabile» che il Def non preveda le risorse per il contratto della Pa, mancano tutele per i pensionati e la famiglia. Per Bonanni: «Occorre un fisco più equo, semplice e trasparente», prosegue, «e poi vorremmo sapere cosa si farà su pensionati, incapienti e famiglie».

Angeletti: direzione giusta. Ma il governo deve fare di più
Per Luigi Angeletti con il Def «abbiamo preso la via giusta, ma bisogna percorrere ancora molti chilometri e il governo deve essere molto più coerente rispetto alle cose che afferma e a quello che fa». «La riduzione delle tasse sul lavoro è quantitativamente e qualitativamente la scelta più importante, va nella direzione giusta. Ma bisogna, incalza Angeletti, «continuare su questa strada e coinvolgere soprattutto quella parte di pensionati che hanno pensioni medio-basse e che sono stati ancora una volta esclusi» dagli sgravi fiscali. Angeletti giudica urgente inoltre l'emanazione del decreto «per la riduzione delle tasse sui premi di produttività».

L'Abi: con aumento della pressione fiscale cala flusso capitali dall'estero
Le banche bocciano l'aumento della tassazione dei redditi di risparmio. Giovanni Sabatini, direttore generale dell'Abi, parla di «un regime di incertezza che può anche disincentivare il flusso di capitali esteri». In particolare, l'aumento della tassazione sulle rendite, utilizzato per coprire i tagli Irap previsti dal governo, presenta - secondo l'associazione degli istituti di credito- delle «anomalie», innanzitutto per le differenze con i buoni postali. Di qui, la conclusione di Sabatini: «per il settore bancario il 2014 è un anno particolarmente importante. È in corso la valutazione approfondita della Bce in vista del passaggio alla vigilanza unica europea. L'attività delle banche non deve essere ostacolata e resa più difficile da norme ingiuste e discriminatorie».

La linea dell'Associazione bancaria italiana non piace affatto al sottosegretario dalla presidenza del Consiglio e braccio destro del premier, Matteo Renzi, che reagisce a caldo all'audizione contrattaccando. La presa di posizione delle banche, commenta Delrio nel pomeriggio durante la registrazione di "Porta a Porta", lascia «allibiti», e il Governo non intende accettare ricatti: «Sono allibito dalla dichiarazione delle banche, hanno ricevuto 1.000 miliardi dalla Bce, non hanno trasferito agli imprenditori e alle famiglie quasi nulla. Dall'abbassamento dei tassi di interesse le banche hanno guadagnato tantissimo... Mi vengono a dire che per questa tassazione che si adegua toglieranno il credito alle imprese? E' un ricatto che non accetto».

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