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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 12:10.

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Pechino - La Cina viaggia al ritmo più debole da sei trimestri a questa parte, nonostante l'obiettivo dei vertici di Pechino di raggiungere il 7,5 per cento di crescita nel 2014.
L'anno inizia male, ma in conferenza stampa allo State Council il portavoce dell'Istituto, Sheng Laiyun, vede il bicchiere mezzo pieno e annuncia che il prodotto interno lordo è aumentato del 7,4 per cento nel periodo gennaio-marzo rispetto all'anno scorso. Male, ma non malissimo.

Un rallentamento prolungato sarebbe deleterio per Pechino: il premier Li Keqiang già ha varato un mini pacchetto di stimolo per sostenere l'economia, davanti a una debolezza generalizzata degli indicatori la situazione rischia di aggravarsi.
Tutti gli indicatori previsionali sono deboli; la crescita è destinata a continuare a rallentare, fare le riforme non è compito semplice. L'espansione è rallentata rispetto al +7,7% nel quarto trimestre del 2013. L'economia è cresciuta a un tasso destagionalizzato dell'1,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti , rispetto alla stima mediana dell'1,5 per cento degli economisti, e rivisto all'1,7 per cento nel periodo ottobre-dicembre.

Sheng Laiyun aggiunge che il reddito ha registrato una crescita ragionevole nel trimestre, la Cina ha creato 3 milioni e 440mila nuovi posti di lavoro nelle città, 40mila più di un anno fa, mentre il monitoraggio dei lavoratori migranti mostra un aumento del reddito da lavoro. Il reddito dei lavoratori in città disponibile pro capite è aumentato del 7,2 per cento in termini reali rispetto all'anno precedente, pari a 1.311 dollari.
Il valore delle proprietà in vendita nel primo trimestre è sceso del 5,2 per cento rispetto all'anno precedente. Le vendite al dettaglio sono aumentate del 12,2 per cento rispetto all'anno precedente, a fronte di una stima mediana 12,1 per cento e 11,8 per cento nei primi due mesi dell'anno. Il quadro è complicato e Pechino ne è perfettamente consapevole.

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