Notizie ItaliaGiovanni XXIII il papa che cambiò volto alla Chiesa «e al mondo»
Giovanni XXIII il papa che cambiò volto alla Chiesa «e al mondo»
di Carlo Marroni | 16 aprile 2014
Quel pomeriggio dell'11 aprile 1960 d'improvviso si eclissò dai molti appuntamenti di governo in agenda. Si doveva affrettare per accogliere un'ospite importante in arrivo nelle stanze del Palazzo Apostolico. Il Papa le tende la mano. È Catherine. Ha otto anni ed è condannata a morte. L'ha colpita la leucemia nella sua lontana città, Oklahoma City, e uno dei suoi ultimi desideri è stato quello di vedere «Pope John». Sua madre è una povera vedova, ha perduto il marito in una disgrazia, vive dello stipendio di modesta impiegata e ha venduto anche qualche mobile di casa per pagarsi il viaggio. Il Pontefice prende la piccola per mano e si siedono: nessuno sa cosa si siano detti nella fitta conversazione segreta. Ma si sentono le ultime parole: «Prega per me, Catherine».
Uno spaccato di un'esistenza straordinaria, che ha segnato la vita della Chiesa, ma non solo. Angelo Roncalli, diventato Papa Giovanni XXIII nel 1958, in un momento tribolato del mondo, in bilico costante tra tregua armata e guerra aperta fra Usa e Urss, fu il tassello decisivo per il percorso di pace e allo stesso tempo aprì per la sua Chiesa una prospettiva rivoluzionaria, il Concilio Vaticano II, un processo tuttora in corso. L'episodio - narrato nel libro Papa Giovanni XXIII di Domenico Agasso sr. e Domenico Agasso jr. - allarga la visuale su un pontefice che ora viene proclamato santo insieme a Giovanni Paolo II, il polacco arrivato da un Paese lontano che del "Papa buono" (soprannome detestato dal suo storico segretario e ora cardinale Loris Capovilla) prese in parte il nome e che nel 2000 ne decretò la beatificazione.
E Bergoglio, che lo scorso anno ha spianato la strada alla santificazione, ne ha onorato la memoria con un discorso (nel giugno 2013) che in poche battute ha colto gli aspetti centrali del pontificato, sottolineandone la bontà, che mai fu bonarietà ma divenne condizione irrinunciabile per l'affermarsi della pace e la riconciliazione. «Con Papa Francesco, dunque, Giovanni XXIII viene oggi iscritto fra i santi "pro gratia", per grazia. Senza il miracolo richiesto. Certamente un gesto significativo. Una procedura eccezionale» scrive Stefania Falasca in Giovanni XXIII, in una carezza la rivoluzione (Rizzoli) in cui ripercorre la storia della causa e le motivazioni che hanno portato alla proclamazione. In sostanza una canonizzazione pro gratia, senza quindi la certificazione di un miracolo, «non rappresenta né una scorciatoia né una semplificazione né una decisione arbitraria». Alla fine ciò che interessa sono le motivazioni per le quali Francesco ha potuto determinarla nel caso di Roncalli. Per poter procedere alla sua canonizzazione pur in assenza di un miracolo formalmente riconosciuto Bergoglio ha accolto con favore e fatto proprie le motivazioni presentate dalla Congregazione delle cause dei santi su istanza della postulazione della causa.
Molti i punti chiave da ripercorrere di un pontificato sorprendente, che lasciò spesso la Curia tramortita e dette nuove speranze al popolo, come fu per il messaggio su Radio Vaticana durante la crisi di Cuba. Ma tra tutti i momenti spicca più di tutti il celebre "Discorso della Luna" (che nel libro di Agasso sr. e jr. è riportato integrale) pronunciato la sera di avvio del Concilio ai fedeli in piazza San Pietro: «Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite, questa è la carezza del papa. Troverete qualche lacrima da asciugare: dite una parola buona. Il papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza».