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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2014 alle ore 06:37.

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MILANO
L'industria italiana della bicicletta ringrazia i dazi antidumping e chiude il 2013 con una produzione in crescita del 22% rispetto all'anno precedente. Le barriere a difesa dall'ingresso di prodotti orientali consentono al made in Italy su due ruote di esportare quasi mezzo milione di biciclette in più rispetto all'anno precedente, soprattutto in Francia e in Spagna. Meno positivo il trend di vendite in Italia, con una flessione del 3,9%, che segue l'8,2% dell'anno precedente, a conferma di un mercato interno ancora refrattario («pedalata assistita» a parte, cresciuta del 12%) all'utilizzo delle due ruote (in Europa l'Italia è al penultimo posto nel rapporto biciclette/abitanti) nonostante i timidi progressi della mobilità urbana negli ultimi anni.
I dati ufficiali, presentati ieri da Ancma, segnalano circa 1,542 milioni di biciclette vendute in Italia lo scorso anno. Il decremento è giustificato dall'associazione confindustriale con la «crisi economica globale», ma «anche e soprattutto con le avverse condizioni climatiche». Nonostante queste difficoltà, la produzione nell'anno è risultata in aumento del 22% (a quota 2,671 milioni), trainata dall'export, cresciuto a quota 1,746 milioni.
«Il dato – spiega Piero Nigrelli, direttore biciclette e statistiche di Eicma – evidenzia che i dazi antidumping istituiti nel 2011 stanno sortendo gli effetti sperati e stanno dando maggiore fiducia ad investimenti industriali locali piuttosto che a prodotti provenienti dall'Asia». La maggior parte delle 485mila biciclette in più vendute oltre confine è andata in Francia. «Decathlon – prosegue Nigrelli – ha per esempio investito a Cuneo, creando un polo produttivo italiano per l'assemblaggio e produzione di biciclette. Tutto questo non sarebbe stato possibile in mancanza di una visione strategica di medio periodo, garantita dai dazi».
Resta ancora in frenata, invece, il mercato interno: l'analisi gegografica conferma il Nord est al primo posto per le vendite, nonostante un calo del 4%, mentre le regioni del centro sud appaiono in recupero, ma non basta a compensare il calo delle aree più ricettive. A disincentivare l'acquisto ha contribuito poi l'aumento dei furti: secondo Confindustria il danno complessivo sul mercato (disaffezione, riacquisto di modellli di valore inferiore) è di 150 milioni all'anno. «Al nuovo Governo – hanno spiegato Corrado Capelli e Cristiano de Rosa, rispettivamente presidente di Ancma e presidente del gruppo bici di Ancma – chiediamo provvedimenti che puntino a rendere l'Italia un paese in linea con gli standard delle best practices europee». La Provincia di Trento ha stimato in 100 milioni l'anno la «rendita» dei 400 km di piste ciclabili sul suo territorio (9 miliardi il pil del cicloturismo in Germania, 2 in Francia). Ancma spinge anche, insieme a Fiab, sull'estensione della possibilità di trasportare le biciclette sui treni a lunga percorrenza.
matteo.meneghello@ilsole24ore.com
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