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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2014 alle ore 08:14.

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Nella loro vita normale e fatta di battaglie quotidiane sta la loro grandezza. L'affermazione di un diritto, la tenacia nel lavoro d'inchiesta, la perseveranza nell'attività di ricerca, la lotta per la legalità, l'onestà e dedizione nel percorso politico, l'impegno nell'insegnamento sono alcune delle caratteristiche delle donne raccontate in brevi e densi ritratti da Nando dalla Chiesa nei Fiori dell'oleandro (Melampo).
Sin dal titolo, quello di «una pianta che grazie a una minoranza dei suoi fiori colora un intero paesaggio, gli dà vita e segno, e sparge un profumo inebriante», il libro evoca figure femminili che - senza essere famose né potenti, ma per il semplice motivo di esserci - contribuiscono a elevare e migliorare, silenziosamente, la nostra società.
Cinquantotto storie che sono anche l'occasione per illuminare altrettanti pezzi d'Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, e spesso tenere viva la memoria di fatti che rischiano di scolorire con il passare del tempo. Quel tempo, lunghissimo, che è servito a Romana Blasotti Pavesi, oggi 86 anni, per avere giustizia: vedova di Mario, morto nell'83 a Casale Monferrato, consumato da un tumore provocato dall'esposizione all'amianto, ha combattuto in Tribunale insieme agli altri parenti delle vittime del mesotelioma. Dopo che la malattia le ha portato via anche la sorella Libera, la nipote e la secondogenita Maria Rosa, ha trovato la forza per affrontare le udienze, e viaggio dopo viaggio in pullman Casale-Torino è arrivata in fondo, a quella condanna per disastro doloso che le ha dato requie.
Ester Castano ha mostrato la stessa determinazione, con l'esuberanza dei suoi 22 anni. A Sedriano, un paese del milanese, ha sfidato la paura e le intimidazioni ed è andata avanti dritta nel suo lavoro d'inchiesta per la testata locale «Altomilanese», svelando i rapporti del Consiglio comunale con la mafia. A poco sono valse le accuse di diffamazione nei suoi confronti: Ester era sicura di quanto scriveva, della sua meticolosità, e aveva ragione, visto che quel Consiglio è stato poi sciolto per mafia.
Da Sedriano l'autore ci porta un migliaio di chilometri più a sud, ad Aci Trezza, per raccontare l'avventura di Stefania Massimino che ha fondato la cooperativa "Gente di mare": 23 piccole barche e una trattoria appena sopra il porto, nel nome di un "ittiturismo" che preserva le tradizioni locali. O addirittura a New Orleans, dove la trentatreenne Mattea Musso ha trovato la sua strada cantando musica rinascimentale e barocca, lasciandosi alle spalle la faticosa gavetta in Italia.
I ritratti hanno una loro misura, linguistica ed emotiva: sono lievi, appassionati ma non ridondanti, l'ampiezza contenuta (nascono come una rubrica del «Fatto quotidiano») li rende godibili senza pregiudicarne la sostanza. I più riusciti sono inevitabilmente quelli in cui predominano una tensione e un impegno civico forti delle protagoniste, da Donatella Albano che non ha abbassato la testa di fronte alle minacce della 'ndrangheta quando era consigliere comunale a Bordighera, ad Angela Lischetti, una professoressa di Gavirate: punto di riferimento in un circuito di otto scuole medie della provincia di Varese, tre lauree ma soprattutto l'obiettivo di educare alla legalità, la volontà di ripristinare «il principio di autorità, inteso come rispetto di doveri e ruoli», di far capire ai ragazzi «che il destino del Paese lo decidono anche loro, ma devono abituarsi alla fatica».
Colpisce molto la finestra che l'avvocato Laura De Rui apre su un abisso di violenza fatto di mogli picchiate, figlie molestate, minorenni abusate: di Treviso trapiantata da tempo a Milano, formatrice per il Consiglio superiore della magistratura e per la polizia di Stato, Laura è tra le fondatrici della Casa delle donne maltrattate, negli anni 80. Oggi è una realtà importante, che offre sostegno a 800 vittime all'anno, con uno staff di psicologhe, psichiatre, pediatre, una dietologa, un medico di base, tutte figure femminili per facilitare la più libera e piena comunicazione.
In altri casi traspare una penosa amarezza, legata a una ferita non rimarginata. Come quella che brucia ancora a Lucia Torre. Lasciata sola dopo l'omicidio del marito Marcello, sindaco di Pagani, ucciso dalla camorra nel 1980. Un uomo ricordato dal Comune campano solo nel 2013, quando finalmente si decise di intitolare l'aula consiliare alla sua memoria, dopo stagioni di silenzi umilianti e la farsa di una piazza che aveva portato il suo nome lo spazio di una notte: la targa era stata rimossa il giorno dopo. La fierezza e il senso della legalità di Lucia sono però al di sopra di tutto: «Certo sarebbe più bello vivere da un'altra parte. Ma io di qui non me ne vado».
eliana.dicaro@ilsole24ore.com
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Nando dalla Chiesa, I fiori dell'oleandro. Donne che fanno più bella l'Italia, Melampo, Milano, pagg. 230, € 15,00

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