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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2014 alle ore 17:41.
L'ultima modifica è del 20 aprile 2014 alle ore 19:58.

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Oltre 500 curricula ricevuti in un mese e mezzo di vita di giovani italiani pronti a fare la valigia per trasferirsi anche dall'altra parte del mondo pur di lavorare. A riceverli è stata l'agenzia di collocamento T-Island di Imola, specializzata nel recruitement di personale per aziende straniere. Altro che "choosy": tuttalpiù i trentenni in cerca di occupazione hanno dovuto imparare che "choosy" vuol dire "schizzinoso" e lo hanno dovuto fare per diventare appetibili sul mercato globale.

I 500 curricula passati per le mani dei responsabili imolesi della T-Island, nata da un'idea del bolognese Alberto Forchielli, esperto nello sviluppo di affari intenazionali in particolare sui mercati indiano e cinese, sono la migliore risposta a chi, negli ultimi anni, ha definiti i giovani italiani bamboccioni o choosy o sfigati o ancora poco disposti ad uscire da quella zona di comfrot costituita dall'appartamento dei genitori.

I candidati tipo che dal primo marzo ad oggi hanno inviato il proprio curriculum all'agenzia imolese hanno in media 36 anni e un'esperienza lavorativa almeno di 6 alle proprie spalle. Per quanto riguarda le competenze professionali si va da quelle di alto profilo (come ingegneri o medici) a quelle che non necessitano di un titolo di laurea (come cuochi o panettieri). Nell'incrociare domanda e offerta T-Island ha già collocato 14 lavoratori italiani all'estero mentre sta cercando di coprire altre 38 posizioni ed ha aperto contatti con 76 aziende straniere in quattro continenti.

Secondo quanto dichiarato dai responsabili dell'agenzia sembra, ad esempio, che gli infermieri italiani siano molto ricercati negli Emirati Arabi, mentre i medici siano più richiesti negli Stati Uniti e ad Hong Kong ci sia un locale che freme per avere un cuoco/panettiere Made in Italy.

L'esperienza di T-Island conferma che gli italiani, esattamente come un secolo fa, sono di nuovo pronti a lasciare la patria per cercare fortuna all'estero. Non si imbarcano più nella terza classe di un piroscafo che promette di traghettarli verso l'American dream, ma salgono la scaletta di un volo low cost pronti a ricominciare da zero, pur di ricominciare. E del resto basta fare una rapida ricerca in rete digitando "lavorare all'estero" per imbattersi in paginate di risultati di agenzie o siti che offrono possibilità di lavoro ovunque, ma non qui.

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