Santo dopo il miracolo

Tutto il mondo vide gli striscioni «Santo subito!» sventolati in piazza San Pietro il giorno dei funerali di Giovanni Paolo II. Ma in pochissimi seppero che qualcosa di concreto si mosse nelle stanze del Palazzo Apostolico nei giorni immediatamente successivi l'elezione del nuovo papa. A Benedetto XVI arrivarono richieste di proclamare santo Karol Wojtyla saltando il gradino intermedio della beatificazione, evento senza precedenti nell'epoca moderna. Ratzinger non disse subito di no alla proposta che giungeva prima di tutti dal segretario del papa defunto, l'allora arcivescovo – e poi cardinale – Stanislaw Dziwisz, uno dei principali artefici della santificazione. Bisogna tornare alla grande emozione di quei giorni, alla fiumana di persone di ogni provenienza che affollarono per giorni San Pietro e dintorni, un evento che scosse anche i cardinali, molti dei quali sottoscrissero una sorta di petizione da sottoporre al nuovo Papa per avviare Giovanni Paolo II sugli altari. Ma Benedetto, appena insediato, stabilì di avviare un processo regolare senza tuttavia attendere i cinque anni dalla morte. Una ricostruzione dettagliata su come il Papa polacco assurge alla santificazione arriva ne L'Ultimo miracolo di Andrea Tornielli, commentatore de «La Stampa» e coordinatore del giornale web «Vatican Insider», autore di molti testi sulla storia della Chiesa. Il libro – oltre a ripercorrere la vita di Wojtyla e alcuni casi di guarigioni attribuite al Papa mai entrati nei fascicoli vaticani – svela i passaggi segreti della causa della Congregazione dei Santi e in particolare quelli della riservatissima Consulta medica che ha riconosciuto come inspiegabile la guarigione di una donna del Costa Rica, affetta da una grave forma di aneurisma dell'arteria celebrale media destra, che seguì in tv la beatificazione del pontefice il 1º maggio 2011, pregandolo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrea Tornielli, L'ultimo miracolo. Perché Giovanni Paolo II è santo, Piemme, Milano, pagg. 168, € 13,90