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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2014 alle ore 10:29.
L'ultima modifica è del 21 aprile 2014 alle ore 15:36.

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Un arcipelago variegato e difficile da decifrare che sta mettendo a dura prova l'efficacia del tradizionale messaggio europeista. Alla vigilia del voto europeo del 25 maggio sondaggisti e ricercatori stanno tentando di capire quali saranno gli effetti sul nuovo Europarlamento dell'alto consenso raccolto a livello nazionale dai movimenti antieuropei. Si va dai neopopulisti del Front national di Marine Le Pen o del Partito della libertà olandese di Geert Wilders agli euroscettici inglesi di Nigel Farage alle destre ultranazionaliste di Alba Dorata greca, Ataka bulgara o Jobbik ungherese. Movimenti dal Dna politico diverso e spesso in lotta tra di loro. Il Front national è antieuropeo ma rifiuta Grillo e la destra reazionaria dell'Est Europa, lotta contro l'Islam e chiede meno immigrazione ma difende i diritti di ebrei e omosessuali in nome della tradizione liberale europea.

Almeno su un punto quasi tutti sembrano d'accordo. Alla fine le complesse regole dell'Europarlamento (almeno 25 deputati eletti in 7 Paesi) disperderanno l'eventuale potenza di fuoco con il risultato che i movimenti antieuropei non riusciranno ad avere una casa comune. Dovranno necessariamente disperdersi tra Efd (Europa della libertà e democrazia) che vede Front national insieme al Pvv di Wilders e Lega Nord, i conservatori di Ecr (conservatori inglesi di Cameron e di altri 11 Paesi) e i non iscritti tra cui andranno a confluire gli euroscettici dell'Upik e i grillini. Un universo che sta facendo tremare mezza Europa ma che alle porte di Strasburgo sembra destinato a sciogliersi come neve al sole. È questa la tesi di fondo della ricerca di Guido Bolaffi e Giuseppe Terranova su "populismi e neopopulismi in Europa" pubblicato come Ebook dal gruppo Firstonline-goWare. Secondo la ricerca i neopopulisti, pur appertenendo alla stessa famiglia dei populisti storici hanno un codice genetico diverso. Hanno modificato parti consistenti del vecchio armamentario ideologico come la Le Pen che dal razzismo tout court mostra un volto accattivante pro gay femminista e amico di Israele. Secondo la ricerca si potrebbe creare uno scenario post-elettorale non dissimile da quello registrato in Germania e Italia alle ultime elezioni con la scelta obbligata di una Grosse Koalition. «Ma c'è anche il rischio - osserva Guido Bolaffi - che questi movimenti possano togliere voti al Ppe e favorire il Pse che, per la prima volta, potrebbe avere la maggioranza».

C'è da dire che negli ultimi sondaggi di due giorni fa (da prendere con beneficio di inventario perché gli incerti rappresentano sempre il 40%) il Ppe dovrebbe avere almeno dieci seggi in più a Strasburgo con un aumento in Francia e Polonia mentre diminuirebbero i socialisti in Austria, Bulgaria, Ungheria, Francia e Grecia. Insieme socialisti, popolari e liberali dovrebbero ottenere circa 510 seggi ma tra di loro c'è già un accordo che prevede che il Consiglio europeo dovrà rispettare l'esito elettorale per la scelta del presidente della Commissione. Nel caso di vittoria di popolari il candidato al posto di Barroso è il lussemburghese Jan Claude Juncker mentre per i socialisti il tedesco Martin Schulz. In caso di un risultato quasi alla pari occorrerà trovare un candidato di compromesso che già da alcuni è stato individuato nell'ex premier Enrico Letta.

Una compagine da non temere eccessivamente quella dei neopopulisti anche per Virgilio Dastoli presidente del Movimento europeo e assistente storico di Altiero Spinelli. Secondo Dastoli gli antieuropei non hanno un progetto comune e in alcuni casi convivono forze che vogliono un rafforzamento dello Stato nazionale come il Front national e Lega Nord separatista. In questo panorama anche i 15 o 20 eurodeputati grillini risulteranno inifluenti. «Il movimento cinque stelle - sottolinea Sandro Gozi, sottosegretario per le politiche europee - non ha tessuto alleanze con nessun gruppo e sarà relegato tra i non iscritti, non avrà presidenze di commissioni e non potrà incidere in alcun modo sui lavori dell'Europarlamento, mentre la delegazione del Pd potrebbe essere la più numerosa e aspirare alla presidenza del gruppo o anche alla presidenza del Parlamento».

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