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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2014 alle ore 18:33.

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"Fuori lo slogan! Spiega perché il TUO futuro sta nei libri che leggi. E vinci 2mila euro per pagarti la retta universitaria". È la sfida che l'Associazione Italiana Editori (AIE) lancia anche quest'anno agli studenti universitari con il concorso è-book in occasione del Maggio dei Libri. Per presentare la gara, che consiste nello spiegare in 50 battute perché "il futuro sta nei libri che leggi" viene utilizzato lo slogan che ha vinto la scorsa edizione.

La competizione comincia ufficialmente mercoledì 23 aprile, giornata mondiale del Libro e del Diritto d'autore, promossa dall'Unesco, e avvio ufficiale del Maggio dei Libri, e si concluderà il 23 maggio. Il Maggio dei libri è una manifestazione che ha lo scopo di sottolineare il valore sociale della lettura, quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile, organizzata dal Centro per il Libro e la Lettura, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica e in collaborazione con l'Associazione Italiana Editori.
Gli studenti che intendono partecipare a è-book devono inventare una "frase slogan" di 50 battute, spazi inclusi, e compilare sul sito www.aie.it un questionario sull'uso delle tecnologie nello studio e sul loro rapporto con lo studio e i libri universitari.

Il gioco - promosso con il coinvolgimento della Conferenza dei Rettori (CRUI), del Consiglio universitario nazionale (CUN), dell'Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e con il supporto dell'Associazione italiana dei Comunicatori d'Università (AICUN) è riservato agli studenti universitari dei vari livelli (trienni, bienni, master ecc.).

In palio ci sono cinque premi da duemila euro ciascuno che possono essere spesi per pagare la retta universitaria o per acquistare libri ed e-book, la scelta spetta al vincitore. I buoni saranno personali e spendibili in qualsiasi libreria italiana, incluse quelle online. Per sapere tutto del concorso è-book si possono consultare il sito www.aie.it e la pagina facebook https://www.facebook.com/ebook.universitari.

«Gli slogan che cerchiamo – spiega la presidente del gruppo accademico professionale di AIE, Mirka Daniela Giacoletto Papas - raccontano perché i libri, la lettura e lo studio sono strumenti determinanti per affrontare la vita, intendendo con questo sia quella professionale e lavorativa - per cui costituiscono un vantaggio competitivo per posizionarsi nel mondo - che non: ci interessa uno slogan che faccia capire perché i libri sono cruciali per costruirsi quegli strumenti culturali che ci accompagnano poi per tutta la vita, ben oltre gli anni dell'università. Non a caso siamo partiti dallo slogan vincitore della scorsa edizione (Il futuro è nei libri che leggi, di Matteo Zocchi), rilanciandolo agli studenti. I recenti dati Nielsen per il Centro per il libro e la lettura ci dicono che oggi solo il 60% dei laureati legge; era il 75% solo tre anni fa. Con questo gioco, che è ben più serio di quanto ci si immagini, ripartiamo dalla consapevolezza degli studenti su cosa - e perché - basare il futuro».

Ma come sta l'editoria nel nostro Paese? Non bene. Va innanzitutto precisato che legge solo il 46% della popolazione italiana con più di sei anni; di questi il 30% sono considerati lettori forti (più di 7 libri l'anno), che da soli fanno circa 40% del volume d'affari. Il mercato dei libri dal 2011 al 2012 ha perso il 6,3% attestandosi intorno ai 3,1 miliardi di euro. Resta stabile la produzione italiana, intorno ai 61mila titoli, in calo del 20% le tirature. È ancora di nicchia ma cresce velocemente il mercato dei libri digitali: nel 2012 la lettura di e-book ha riguardato infatti il 3% della popolazione (con più di 14 anni); complessivamente interessa 1,6milioni di italiani, rispetto al solo anno precedente è cresciuta del 45% mentre dal 2010 i lettori sono quasi triplicati (+136%). Questo trend viene confermato dai dati sui canali di vendita: le librerie perdono terreno, e passano dal 78% del 2008 al 73% del 2012, mentre cresce la vendita online che in cinque anni è passata dall'1 all'11% .

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