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Questo articolo è stato pubblicato il 23 aprile 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
«Abbiamo "declassificato" i documenti su alcune delle pagine più oscure della storia italiana». Il tweet di Matteo Renzi arriva puntuale - con tanto di foto del documento e annesse sottolineature con evidenziatore - subito dopo la firma della direttiva che dispone la declassificazione, appunto, «della documentazione relativa a gravissime vicende», vale a dire degli atti riguardanti le stragi di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, stazione di Bologna, rapido 904. Fatti che hanno insanguinato l'Italia negli anni '70 e '80 (al 1969 risale la bomba alla banca dell'Agricoltura a Milano) e su cui la verità ha faticato e fatica ad essere ricostruita. «Un importante contributo alla memoria storica del Paese» sottolinea Palazzo Chigi, mettendo così subito in chiaro che le migliaia e migliaia di carte che si riverseranno anticipatamente nell'Archivio di Stato non serviranno a rintracciare verità per anni inafferrabili ma daranno certamente un contributo alle ricostruzioni degli storici.
Con la direttiva sulla declassificazione firmata ieri (ma deliberata venerdì dal Cisr, il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica) viene superato l'ostacolo previsto dalla legge del limite minimo dei 40 anni prima del quale non era possibile riversare nell'Archivio centrale i documenti sottoposti a classificazione riservata in possesso di tutte le amministrazioni dello Stato (soprattutto Esteri, Interni e Difesa) nonché dei principali servizi di intelligence.
Il sottosegretario con delega ai Servizi, Marco Minniti, ha precisato che il governo ha tolto i quattro livelli di classificazione («riservato», «riservatissimo», «segreto», «segretissimo»), non il segreto di Stato, che sulle stragi degli anni '70 e '80 non era stato apposto perché, ha spiegato sempre Minniti, «il segreto di Stato viene apposto dal governo di fronte a questioni che, se rivelate, minaccerebbero la sicurezza nazionale. Ma per legge tutti i reati che fanno riferimento a stragi, mafia e terrorismo non possono essere sottoposti a segreto di Stato». Per Renzi è un'operazione di trasparenza in linea con l'azione del suo governo, «un dovere nei confronti dei cittadini e dei familiari delle vittime di episodi che restano una macchia oscura nella nostra memoria comune».
Con la firma di ieri trova finalmente applicazione niente meno che una legge del 2007 sul sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e la nuova disciplina del segreto: la legge 124 obbligava per la prima volta i servizi a gestire i propri archivi secondo criteri di maggior trasparenza e, soprattutto, limitava la durata del segreto di Stato a un massimo di 30 anni, ma per funzionare la legge aveva bisogno di un regolamento che disciplinasse le materie più delicate, come la gestione dei documenti storici. Il regolamento, però, arrivò solo nel 2011 con un decreto del governo Monti, che promise una mappatura dei documenti entro febbraio 2012. Non se ne fece nulla fino a ieri.

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