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Uno "scudo" umano per Tiberio Bentivoglio

Tiberio BentivoglioTiberio Bentivoglio

A nulla (o a poco, se non ad una nuova sensibilizzazione nei confronti delle Istituzioni) è servita, il 16 ottobre 2013, l'audizione nella Commissione contro la ‘ndrangheta del consiglio regionale calabrese, di Tiberio Bentivoglio, imprenditore calabrese che ha denunciato le richieste estorsive della criminalità organizzata (si veda nell'archivio di Ora Legale l'articolo del 14 novembre 2013).

Quel giorno in audizione, il racconto di Bentivoglio fu crudo: «Chi denuncia viene completamente abbandonato, chi come me lo ha fatto è diventato un peso, un fastidio e a volte rischiamo di passare per arroganti, disturbando con le nostre richieste di aiuto». Le parole di questo commerciante reggino, che vive sotto scorta per aver denunciato le cosche, furono spaventose anche quando raccontarono come morì la sua attività commerciale, un tempo fiorente: «I numerosi clienti di un tempo sono svaniti per paura di farsi vedere nel mio locale; per lo scarso rifornimento di prodotti a cui sono stato costretto a causa dei tempi troppo lunghi che sono trascorsi prima di ricevere i risarcimenti spettanti per legge; per la netta chiusura che le banche hanno adottato nei miei confronti, infatti non usufruisco più di alcun affidamento, ne di elasticità da parte degli istituti di credito, per giunta i fornitori oggi pretendono pagamenti anticipati o assegno allo scarico della merce. Anche per loro sono diventato un cliente a rischio».
Serve di più. Molto di più. E lui qualche ricetta la propose in Commissione. Forse sta pagando tutto questo perché, pochi giorni fa, Bentivoglio e la sua famiglia sono stati oggetto di nuove minacce.
In assenza di uno Stato che fa fatica a imporsi (proprio ieri, però, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha presentato il piano nazionale antindrangheta), il cordone che si stringe intorno a Bentivoglio è formato da tutte le componenti della società calabrese: dalla politica all'associazionismo, passando dal sindacato.
«L'ennesimo gesto intimidatorio ai danni di Tiberio Bentivoglio e della sua famiglia non fa che rendere ancor più granitica la nostra scelta di stare al loro fianco» hanno dichiarato in un comunicato congiunto Mimmo Nasone, referente Libera Calabria, e Francesco Spanò, referente Libera Reggio Calabria. «La rete di Libera – si legge nel comunicato – non indietreggerà di un passo sino a quando Tiberio e i suoi cari non saranno, una volta per tutte, liberi di condurre serenamente la propria vita e la propria impresa in questa nostra città. E non ci fermeremo fino a quando, attraverso l'opera delle istituzioni e la collaborazione di donne e uomini assetati di verità, Reggio non renderà piena giustizia alla famiglia Bentivoglio per le troppe sofferenze che questi nostri concittadini e imprenditori onesti sono stati costretti a subire negli ultimi venti anni. I vigliacchi autori di quest'ultimo gesto criminale credono di poter ancora intimidire. Ma sono loro, in realtà, ad aver paura perché scorgono ormai il capolinea della loro scellerata carriera. Si annusa, infatti, già nell'aria, grazie al risveglio di tante coscienze, il fresco profumo di una nuova stagione in cui Reggio diventerà un luogo in cui Tiberio e tutti noi potremo realizzare sogni e progetti di vita».
Di ogni colore politico la solidarietà a Bentivoglio. «Sono riusciti a togliergli la libertà, costringendolo a vivere sotto scorta ma non riusciranno mai a togliergli la dignità di lottare per combattere le mafie che infettano le nostre terre»: è questo uno dei passaggi della presa di posizione dell'Associazione Risveglio ideale, che fa capo all'ex Commissaria parlamentare antimafia Angela Napoli (ex Alleanza nazionale e Pdl).
Anche i Comunisti Italiani hanno preso posizione. «Bentivoglio rappresenta un simbolo estremamente positivo in una città caratterizzata dalla presenza di una pesante cappa mafiosa – ha dichiarato il segretario cittadino Ivan Tripodi – che, in questi anni, ha avvinghiato e infettato la società reggina ad ogni livello. Tiberio Bentivoglio è un concreto esempio di ribellione alla ‘ndrangheta e alle logiche mafiose. A Tiberio Bentivoglio ricordiamo che la sua non è una lotta solitaria e lo invitiamo, nonostante il comprensibile scoramento, a non fermarsi e a proseguire nella battaglia di denuncia contro la ‘ndrangheta».
I giovani calabresi del sindacato Ugl hanno infine dichiarato che «l'imprenditore Bentivoglio rappresenta, per noi un esempio di onestà, determinazione e forza. Colpire persone come lui così vigliaccamente vuole dimostrare l'ennesimo tentativo che va a concretizzare l'esistenza di un progetto criminoso atto a distruggere tutto il buono che c'è sul territorio. Saremo al suo fianco».
r.galullo@ilsole24ore.com

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