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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 11:48.

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La Lega Nord ne chiede l'immediata sospensione, Forza Italia vuole un'indagine conoscitiva per chiarirne le finalità e il governo ha deciso di verificarla e aggiornarla. L'Operazione Mare Nostrum, varata nell'ottobre scorso dalla Marina Militare per far fronte all'emergenza immigrati illegali dalla Libia sembra giunta al capolinea, travolta dai suoi stessi limiti per così dire "strutturali" già ben evidenti sei mesi or sono.

L'impiego delle navi militari (fregate, corvette, navi da sbarco) al fianco dei mezzi più leggeri della capitaneria di porto venne messo a punto dal governo Letta sull'onda emotiva degli oltre 300 morti tra i naufraghi di un barcone rovesciatosi al largo di Lampedusa. Gli obiettivi perseguiti con l'impiego massiccio (in media 5 navi mobilitate ogni giorno) della flotta erano di prevenire gli incidenti soccorrendo in alto mare gli immigrati in arrivo soprattutto dalla costa libica ma anche di costituire un deterrente contro i traffici di esseri umani e l'immigrazione illegale. Il ministro degli Interni, Angelino Alfano, annunciando l'avvio di Mare Nostrum, parlò di rafforzamento «della protezione della frontiera» con la «deterrenza del pattugliamento e dell'intervento delle Procure».

L'allora titolare della Difesa, Mario Mauro riferì che i migranti raccolti in mare sarebbero stati trasferiti nel porto sicuro più vicino "non necessariamente italiano" e più tardi rese noto che i proventi incassati dai trafficanti finanziavano il terrorismo islamico.
Mare Nostrum è riuscita a evitare altre tragedie del mare ma la presenza navale italiana non ha impedito l'incremento dei flussi migratori illegali, garantendo di fatto l'arrivo in Italia a tutti coloro che si imbarcano sulle coste libiche. L'Italia oggi è l'unico Paese ad accogliere chiunque arrivi illegalmente davanti alle sue coste. I numeri parlano chiaro: i 43 mila arrivi del 2013 rappresentano il 70% degli immigrati giunti in Europa visa mare e sono il 224 % in più di quelli sbarcati nel 2012. Nei primi tre mesi e mezzo di quest'anno ne sono arrivati oltre 20 mila e si preannuncia un'altra estate "calda". Specie tenendo conto che, come ha riferito il ministro Alfano, in Libia vi sono tra i 300 mila e 700 mila migranti in attesa di raggiungere l'Italia e l'Europa e altri ne arriveranno dalla Siria e dall'area del Sahel e subsahariana.

«Mare Nostrum è un intervento a tempo» ha detto il Ministro della Difesa, Roberta Pinotti aggiungendo che «finché lo scenario libico resta instabile non possiamo sospenderlo» perché in Libia «non abbiamo interlocutori istituzionali stabili e non si possono ipotizzare accordi per bloccare il flusso migratorio in partenza».
Gli ultimi arrivi di massa hanno messo in crisi le strutture di accoglienza e centinaia di immigrati sono fuggiti facendo perdere le proprie tracce determinando le polemiche politiche che hanno indotto Matteo Renzi a convocare per il 28 aprile una riunione con i vertici dei servizi segreti, i ministri degli Interni e della Difesa.

Difficile ipotizzare quali modifiche possano venire apportate a Mare Nostrum.
Nonostante la cattura di 88 scafisti e di un paio di navi-madri (per individuarle sono stati mobilitati anche droni e un sottomarino) la presenza navale ha fallito nella sua funzione di deterrenza favorendo indirettamente gli affari dei trafficanti. I limiti di Mare Nostrum non dipendono dalla Marina ma dall'impiego di potenti navi da guerra per operazioni di puro soccorso. Lo stesso dispositivo navale avrebbe potuto venire schierato a ridosso delle coste libiche per bloccare le partenze e riportare sulla costa i migranti attivando strutture internazionali di assistenza come agenzie dell'Onu e la missione che l'Unione europea schiera in Libia per il controllo delle frontiere.

L'assenza di supporto da parte dell'Unione per far fronte all'emergenza è stata denunciata più volte e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha recentemente evidenziato come l'agenzia europea Frontex abbia messo in campo 7 milioni di euro quando solo l'operazione Mare Nostrum costa all'Italia 9 milioni al mese. Cifra a cui vanno aggiunti decine di milioni al mese per l'assistenza agli immigrati per i quali la Legge di Stabilità stanziò nel novembre scorso 210 milioni.

Roma cerca da tempo un accordo con le autorità libiche per fermare i flussi migratori ma l'assenza di interlocutori stabili a Tripoli ha vanificato ogni sforzo. «L'attuale governo libico non ha il pieno controllo del territorio né può garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti e questo rende impraticabile ogni ipotesi di collaborazione finalizzata al rimpatrio dei migranti verso tale Paese», ha detto l'8 aprile il ministro degli Esteri, Federica Mogherini. C'è però il sospetto che a Tripoli abbiano tutto l'interesse a lasciare sulle spalle di Roma la gestione del problema.

È vero che la Libia è nel caos e il Parlamento cerca di trovare un'intesa per nominare un nuovo governo, ma nelle scorse settimane le autorità sono state in grado di inviare l'esercito a presidiare due porti petroliferi della Cirenaica per consentire la ripresa del ricco export petrolifero. Perché non presidiano con le truppe anche i porti della Tripolitania da dove partono i migranti? Roma dovrebbe pretenderlo, considerato che i battaglioni di reclute libiche vengono addestrati anche dagli istruttori italiani a Tripoli e a Cassino.

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