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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:17.
L'aumento dell'aliquota sulle rendite finanziarie dal 20 al 26% comporterà un aumento della tassazione sui rendimenti dei conti correnti di 755 milioni nel 2015. È la valutazione contenuta nella relazione tecnica predisposta dal governo al decreto Renzi che il Sole 24 Ore ha anticipato ieri. Un dato inedito, calcolato dai tecnici dell'Economia, che ha avuto l'effetto di sollevare una polemica politica, legata alla preoccupazione dell'aumento del prelievo sulle famiglie.
Ecco allora che in serata da Palazzo Chigi è stata fatta trapelare una nota per sottolineare che quell'imposizione era il frutto del già annunciato aumento dell'aliquota e che non era spuntata in extremis «nessuna nuova tassa, né alcun prelievo sui conti correnti». Matteo Renzi ci tiene a far passare bene il suo messaggio: «Non spunta nessuna nuova tassa, né ovviamente alcun prelievo sui conti correnti ma il semplice adeguamento della tassazione sulle rendite finanziarie previsto dall'annuncio del 12 marzo», è la precisazione di Palazzo Chigi.
Nessuna relazione, poi, tra questa misura sulle rendite finanziarie e il bonus degli 80 euro. «La misura degli 80 euro non è finanziata dalle rendite bensì dai tagli di spesa», è la precisazione di Palazzo Chigi. Anche se per la verità solo meno della metà del bonus è finanziata da tagli di spesa. Ma da Palazzo Chigi si sottolinea che la relazione è piuttosto tra l'aumento della tassazione sulle rendite e il taglio del 10% dell'Irap. «Rispetto alle polemiche sulla tassazione dei conti correnti – sottolineano le stesse fonti di Palazzo Chigi – è forse utile ricordare quanto segue: le rendite finanziarie sono oggi tassate al 20%. Con la misura del decreto legge il governo ha abbassato l'Irap alle aziende del 10%, misura di grande rilievo pratico e simbolico. Diminuire il costo del lavoro è infatti strategico ovunque, in particolar modo in Italia. Per finanziare questa operazione il governo ha deciso, come annunciato lo scorso 12 marzo, di alzare dal 20 al 26% la tassazione sulle rendite finanziarie. L'obiettivo è noto: portare nella media europea la tassazione sulla rendita finanziaria e abbassare quella sul lavoro».
Critiche alla misura sono comunque arrivate da Forza Italia. Lo stesso leader Silvio Berlusconi ha detto: «Non credo che gli 80 euro possano andare nella direzione di rilanciare i consumi, penso che andranno nella direzione del risparmio. Gli 80 euro saranno comunque eliminati dalle tasse sulla casa, che sono triplicate, e dalle tasse sui conti correnti. Renzi è una persona simpatica – ha aggiunto – ma a poco a poco è entrato nel teatrino della politica e si sta trasformando in un simpatico tassatore». Ha rincarato la dose Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: «Bisognerà denunciare il governo per diffusione di notizie false. Nel decreto Irpef si aumentano le tasse sugli interessi del risparmio, compresi conti correnti e perfino i conti postali degli anziani. Palazzo Chigi diffonde bugie. Renzi prende a tradimento i soldi dai conti di tutti gli italiani per decreto».
Da qui la preoccupazione forte da parte del governo che l'effetto sui conti correnti sia percepita come nuova tassa per finanziare il bonus degli 80 euro. Tanto che lo stesso ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, ricevuto ieri al Colle per un "chiarimento" sulle coperture prima della firma, interviene sull'argomento usando Twitter. «Tagliamo le tasse per le imprese (Irap -10%) - scrive Padoan in un primo tweet -. Aumentano le tasse sulle rendite finanziarie. La finanza sia al servizio di impresa e lavoro». Il ministro aggiunge poi in un secondo "cinguettio", per maggio chiarezza: «Quindi nessuna nuova tassa sulla ricchezza. Aumentano le imposte sui guadagni della ricchezza finanziaria, le togliamo a chi crea lavoro».