Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2014 alle ore 08:14.
Martedì 29 aprile si terrà la prima assemblea UnipolSai. A quell'appuntamento l'azionista di controllo, Unipol Gruppo Finanziario, si presenterà mettendo uno in fila all'altro i risultati fin qui raggiunti. Rispetto a quelle che erano le attese iniziali, i toni polemici che hanno accompagnato la maxi aggregazione Unipol-Fondiaria Sai, l'attenzione posta da tutte le Authority e gli strascichi legali ancorati alla precedente gestione, ora il faro si sposta su un paio di considerazioni esclusivamente economiche. La prima parte dalla performance di Borsa. Chi a suo tempo ha sottoscritto l'aumento di capitale Fondiaria Sai ora può contare su un guadagno decisamente rotondo. Basti pensare che l'azione in sei mesi ha di fatto guadagnato il 45% e in un anno il 78%. Peraltro, l'assise della prossima settimana metterà in pagamento una cedola che ripagherà gli azionisti della fiducia accordata. Ai soci verrà pagato un dividendo di 0,19559 euro per azione che vale uno dei dividend yeld più alti di Piazza Affari, siamo oltre il 7%. A ciò si sommano i risultati di piano fin qui centrati. Il primo, il più rilevante dal punto di vista del business, è certamente il dato sul combined ratio, considerato che stiamo parlando della prima compagnia danni del paese. Come spiegato in un'intervista a Il Sole 24 Ore dall'amministratore delegato Carlo Cimbri, il dato del 93,3% fa sì che il gruppo sia «in anticipo sulla tabella di marcia» visto che il target era di «raggiungere un combined ratio del 93% al 2015». Il combined ratio è tanto più rilevante se si considera il punto di partenza: nel 2011 era al 104,8%. E, peraltro, la discesa al 93,3% vale oltre 1 miliardo in termini di gestione industriale. La sfida, a questo punto, è confermare questi andamenti tecnici.
All'interno di questo contesto, tuttavia, permane un nodo che non è ancora stato sciolto: Unipol Banca. L'istituto, già oggetto di una profonda ristrutturazione e presto destinatario di un aumento di capitale da 100 milioni resta un asset poco "compatibile" con i progetti della compagnia e della holding che la controlla. Ecco perché l'opzione della vendita sembra essere l'unica conclusione possibile dell'avventura nel credito di Unipol. Una conclusione che potrebbe impegnare i vertici nel medio termine. Anche perché, al momento, non sembrano esserci le condizioni per una realizzazione in tempi stretti. Il mercato non sembra infatti essere pronto ad assorbire un asset di questo tipo. Tanto più che il percorso di "ristrutturazione" della banca è ancora in atto. Il piano, dopo che l'istituto ha accumulato perdite per oltre 800 milioni tra il 2007 e il 2013, prevede un ritorno all'utile nel 2015. Ma questo potrebbe non bastare. Altro tassello chiave per la svolta è certamente la riduzione dello stock di crediti deteriorati. Per farlo Unipol Banca proverà a cambiare target di clientela: meno imprese e più retail, sfruttando anche le potenziali sinergie con UnipolSai.
© RIPRODUZIONE RISERVATA