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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2014 alle ore 08:13.

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PALERMO
Le imprese siciliane rischiano di rimanere escluse dalle misure per i pagamenti da parte della Pubblica amministrazione varati dal governo nazionale. O meglio la gran parte di esse e in particolare quelle aziende che vantano crediti nei confronti dei Comuni. Considerato che, a oggi, secondo un'elaborazione fatta da Confindustria Sicilia nell'isola solo il tre per cento dei 390 enti locali ha provveduto a fare la segnalazione alla piattaforma informatica del ministero dell'Economia creata proprio per certificare i debiti verso le imprese. Un passaggio fondamentale, come prevede il comma 4-bis dell'articolo 7 del decreto legge 35/2013 per i debiti accumulati al 31 dicembre 2013.
Un comportamento che Confindustria Sicilia definisce «un delitto in tempo di crisi e una mancanza di trasparenza che finirebbe col giovare soltanto a chi ha l'interesse a mantenere forme consolidate di clientela». Gli industriali siciliani, che già qualche settimana fa hanno avviato un'azione di sensibilizzazione nei confronti dei dirigenti degli enti locali con l'invio della richiesta a provvedere entro i tempi stabiliti, si rivolgono «anche ai segretari generali dei Comuni affinché vigilino, nell'interesse dell'Ente, sulla corretta applicazione degli obblighi di legge». Un appello al buon senso e non solo considerato che la mancata applicazione delle norme espone i dirigenti a sanzioni di vario tipo.
C'è chi ipotizza, per esempio, il danno patrimoniale considerato che grazie alla certificazione e alla triangolazione con le banche e la Cassa depositi e prestiti prevista negli ultimi provvedimenti del Governo i comuni potrebbero avere risorse per pagare i propri debiti praticamente a un tasso irrisorio mentre nel caso in cui non provvedano dovranno pagare comunque a costi che si aggirano attorno al nove per cento (tra interessi e spese legali). Senza contare, paventano in molti, che all'azione dei magistrati contabili per accertare il danno patrimoniale potrebbe seguire quello della magistratura ordinaria per esempio per il mancato rispetto delle norme che prevedono il pagamento in ordine cronologico delle fatture. Cui si aggiungerebbero a questo punto le sanzioni disciplinari. Sulla base dei dati forniti da Confindustria Sicilia si può benissimo dire che oltre 350 i dirigenti degli enti locali isolani rischiano sanzioni anche pesanti.
In campo, intanto, è sceso anche il sindacato preoccupato per le conseguenze che il mancato pagamento alle imprese può avere per i lavoratori: «È intollerabile che ciò accada L'assessorato Funzione pubblica della Regione monitori costantemente e applichi sanzioni a dirigenti e amministratori dei Comuni che eludono un chiaro obbligo di legge. Oltre che di buona e utile amministrazione – dice il segretario regionale della Cisl Maurizio Bernava –. Si tratta di un costume amministrativo scorretto ed è un drammatico danno all'economia che non possiamo permetterci in una situazione di crisi sociale e occupazionale come quella che la Sicilia vive».
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