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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2014 alle ore 06:38.

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Al primo passaggio viene colpito l'individuo, al secondo - con un impatto ben più ampio - la sua rete di società con cui le compagnie americane non potranno avere rapporti d'affari. È lo schema che emerge dalla nuova "lista nera" pubblicata ieri dal dipartimento americano al Tesoro. Le 17 "entità" elencate - settore finanziario, energia e infrastrutture - fanno tutte capo agli esponenti della cerchia interna di Vladimir Putin apparsi individualmente nel precedente round di sanzioni: Jurij Kovalchuk, Gennadij Timchenko, i fratelli Arkadij e Boris Rotenberg. Se le frecce che Barack Obama dice di tenere in faretra seguiranno lo stesso schema, le prossime sanzioni - già minacciate nel caso la Russia non smetta di infiammare la situazione in Ucraina - potrebbero arrivare a due delle colonne portanti dell'economia russa, Rosneft e Rostec.
Tra i sette "individui" posti ieri sotto sanzione, infatti, ci sono Igor Sechin e Serghej Chemezov. Il primo è lo zar del Petrolio, alla guida di Rosneft, quella che - sulle ceneri della Yukos di Mikhail Khodorkovskij - è diventata la prima compagnia petrolifera di Stato. L'impero di Chemezov era noto come Russian Technologies, immensa corporation nata dal settore della difesa che promuove lo sviluppo, la manifattura e l'export dei prodotti industriali russi hi-tech.
Accanto a loro, nell'elenco aggiornato degli "specially designated nationals" entrano anche esponenti dell'élite politica del Cremlino. Oleg Belavencev, membro del Consiglio di presidenza russo, è il rappresentante di Putin in Crimea, ora parte della Federazione russa, mentre la responsabilità dello sviluppo della penisola è stata affidata a Dmitrij Kozak, il vicepremier che aveva anche seguito i preparativi per i giochi olimpici di Sochi. Aleksej Pushkov, presidente della Commissione Affari esteri della Duma, è stato la voce del Parlamento russo che ha sostenuto a spada tratta l'annessione della Crimea. Il potente Vjaceslav Volodin è viceresponsabile dell'amministrazione del presidente. Il generale Evghenij Murov, infine, guida il Servizio federale di difesa della Federazione russa, spada e scudo nel proprio stemma: l'Fso è infatti uno degli organi della galassia ex Kgb, il suo compito è la protezione dei più alti funzionari dello Stato, presidente incluso, e di alcune proprietà federali.
Sul fronte delle società, per il momento pagano quelle degli uomini sospettati dal Tesoro americano di essere i veri partner d'affari di Putin, i loro investimenti intrecciati - anche se nessuno ha mai potuto provarlo - a quelli personali del presidente. Primo tra tutti Timchenko, cofondatore del gruppo Gunvor che domina l'intermediazione petrolifera: sono sue 11 delle società in lista, da Avia Group (sviluppo delle infrastrutture all'aeroporto di Sheremetevo) a Transoil (operatore ferroviario specializzato nel trasporto di prodotti petroliferi). Paga l'élite vicina a Putin ma non solo, ricorda Andrej Baturin di Strojgazmontazh: tra i fornitori della compagnia di Arkadij Rotenberg c'è Caterpillar - spiega Baturin al quotidiano «Vedomosti» - «saranno loro i primi a soffrire».
La marcia di avvicinamento degli Stati Uniti al cuore dell'economia russa continua con l'ampliamento delle restrizioni sull'export di tecnologie e servizi americani diretti alla difesa russa, oltre alla revoca di licenze all'export sbloccate solo di recente, dopo l'ingresso della Russia nella Wto. Su questo fronte, l'opinione di Putin è che la Russia sarà in grado di sostituire le importazioni perdute con produzioni militari proprie, nel giro di due anni e mezzo.
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