I ciclisti fuorilegge: storie di latitanti biker, ladri gentiluomini appassionati di corse ed eroi d'altri tempi
Ciclisti brava gente, verrebbe da dire. Il che è senz'altro vero. Con qualche eccezione però. Ecco sei ritratti di ciclisti fuori dal comune e dalla legge
di Matteo Scarabelli
4. Il gangster olimpico

Di tutti i ciclisti fuorilegge José Beyart è sicuramente il più titolato. Al suo attivo, infatti, può vantare due medaglie olimpiche conquistate a Londra nel 1948: l'oro nella gara in linea e il bronzo nella cronometro a squadre. Partecipò due volte al Tour de France e una volta al Giro d'Italia, oltre a correre due Milano-Sanremo e tre Parigi-Roubaix, senza però raggiungere piazzamenti degni di nota. Nel 1952 si trasferisce in Colombia, prima per correre (partecipa tre volte alla Vuelta a Colombia) e poi per allenare e affermarsi come uomo d'affari. Nel giro di pochi anni, però, passa da commerciante a contrabbandiere, ritagliandosi un ruolo di primi piano nel mercato nero dei preziosi e delle armi. Diventa amico di molti potenti colombiani, sia politici sia esponenti del Cartello di Medellin, tra cui il boss José Rodriguez Gacha.
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