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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2014 alle ore 10:06.
L'ultima modifica è del 30 aprile 2014 alle ore 11:30.

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Luigi Birritteri, capodipartimento del ministero della GiustiziaLuigi Birritteri, capodipartimento del ministero della Giustizia

A ostacolare il lavoro dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni confiscati alla criminalità «è soprattutto la carenza di personale e di risorse professionalizzate chiamate a gestire un patrimonio che ormai è diventato imponente: si tratta di quasi 15mila beni di cui circa 13mila immobili e poco meno di 2mila aziende». Parola del magistrato Luigi Birritteri, capodipartimento del ministero della Giustizia e componente del comitato direttivo dell'Agenzia, intervistato a Focus 24, la rubrica della web Tv del Sole 24 Ore.

Le ipotesi sul tappeto
La riforma dell'Agenzia è ormai soltanto questione di tempo. Ci stanno lavorando i ministeri dell'Interno e della Giustizia, supportati dalla commissione parlamentare Antimafia. I ministri si muovono in tandem: Angelino Alfano punta a vendere i beni anche ai privati, Andrea Orlando a uno snellimento delle procedure. Certo è, come ha ricordato Alfano in audizione, che «l'Agenzia è vittima del proprio successo».

Birritteri (Giustizia): «Riconsegnare le imprese buone al mercato»
Per il tecnico di via Arenula, il tasso altissimo di fallimento delle imprese confiscate va letto con attenzione. «Le imprese mafiose che drogano il mercato - dice - vanno distrutte, liquidate e chiuse perché non c'è alternativa alla loro operatività. Le imprese buone, invece, vanno riconsegnate al mercato sotto la guida non dello Stato ma degli imprenditori che sono capaci nel loro settore di continuare a far funzionare bene un'impresa che ha prodotto utili con i mafiosi e che può continuare a produrne di migliori anche in nome e per conto dello Stato».

Di Lello (commissione Antimafia): «Ampliare le competenze»
Il coordinatore del comitato beni sequestrati della commissione parlamentare Antimafia, Marco Di Lello (Gruppo Misto) non ha dubbi: per migliorare l'operatività dell'Agenzia bisogna «ampliare le competenze e i soggetti che possono incidere sulla parte della confisca dei patrimoni illeciti e dotare l'Agenzia di strumenti che le consentano di gestire al meglio questi patrimoni». Obiettivo: «Evitare che le imprese confiscate alla mafia poi muoiano per mano dello Stato».

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