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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2014 alle ore 08:37.
L'ultima modifica è del 30 aprile 2014 alle ore 11:07.

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Alle prossime elezioni europee l'euroscetticismo sembra essere uno dei principali protagonisti oltre a rappresentare un punto interrogativo importante per il futuro dell'Europa. Secondo un'analisi pubblicata dal Think Tank inglese Open Europe basata sulle proiezioni di Vote Watch Europe, i partiti anti Ue potrebbero ottenere circa il 31% dei voti e quindi 218 seggi su 751( 29%). Nel Parlamento corrente rappresentavano invece 164 seggi, il 21%.

Non è semplice calcolare l'effetto di questa probabile crescita euroscettica si deve tenere conto di partiti comunque divisi tra loro che hanno visioni opposte sulle politiche di immigrazione, le politiche economiche e sociali.

Negli ultimi mesi partiti euroscettici, come il Fronte Nazionale in Francia, il partito olandese per la Libertà, il partito del Popolo Danese,il Partito Finlandese in Finlandia e l'Ukip in Gran Bretagna, hanno ottenuto dei buoni risultati. In Austria e in Svezia i partiti anti Ue potrebbero ottenere buoni risultati ma anche partiti di estrema destra, in Grecia e in Ungheria, dovrebbero ottenere alcuni eurodeputati.

Secondo lo studio il risultato potrebbe essere quello di un Europarlamento favorevole alla conservazione dello status quo o a una maggiore integrazione europea. Mentre i cosiddetti "riformisti critici" o anti-europeisti moderati , ossia gli eurodeputati conservatori olandesi del partito Popolare per la Libertà e La Democrazia e i tedeschi Cristiani Sociali che credono nella necessità di un cambiamento strutturale dell'Ue come unica strada per la sopravvivenza calerebbero da 53( 6.9%) a 39 seggi (5.1%).

Differenziandosi ad esempio dagli altri partiti conservatori quali i Cristianodemocratici di Angela Merkel che vorrebbero invece mantenere lo status quo a favore di poche e limitate riforme. Seguendo questa analisi i due più grandi partiti europei ,il Partito Popolare e i Socialisti e Democratici, potrebbero cercare spesso accordi dietro le quinte in modo da neutralizzare le forze anti Ue. In questo contesto sarebbe destinato a scomparire il gruppo Europa della Libertà e della Democrazia (Efd) a favore di un nuovo gruppo di partiti di estrema destra tra cui la Lega Nord e il Fronte Nazionale.

L'analisi affronta anche i dati dell'astensione: dal 1979 , anno in cui fu introdotto il primo voto diretto, alle ultime elezioni del 2009 l'affluenza al voto europeo è calata dal 62% al 43%.

Se l'affluenza rimarrà intorno al 43%, potrebbe diventare difficile per il nuovo Parlamento europeo proseguire nel processo di integrazione non rappresentando, di fatto, una parte consistente di elettori. Ad essersi astenuti in maggior numero nelle ultime elezioni europee sono stati soprattutto i cittadini dei nuovi stati membri. La Slovacchia ha registrato la più bassa affluenza con il 19.6% dei votanti. Gli inglesi che si recano alle urne per le elezioni Ue sono generalmente molto meno rispetto alle elezioni nazionali e nel 2009 solo il 34.7%.

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