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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 15:21.

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BRUXELLES - Come previsto, l'Unione europea ha pubblicato ieri la lista di altre 15 personalità colpite dai Ventotto per il loro coinvolgimento nella crisi ucraina. Le persone sono esponenti russi e separatisti ucraini; e tra questi, personalità vicine al presidente russo Vladimir Putin. La scelta ha provocato la dura reazione del Cremlino che ha accusato l'Europa di essere al soldo degli Stati Uniti, e Putin stesso ha affermato che se Usa e Ue insisteranno con le sanzioni, la Russia dovrà rivedere la presenza delle aziende europee e americane nei settori strategici della sua economia e in particolare nell'energia. Nel frattempo, nell'Est dell'Ucraina, separatisti pro-russi hanno preso il controllo della città di Luhansk.

Tra le 15 personalità spiccano i nomi di Valery Gerasimov, il capo di stato maggiore delle forze armate russe; di Ludmila Ivanovna Shvetsova, la vice presidente della Duma; e di Dmitry Kozak, il vice primo ministro russo. Non sono stati colpiti, tuttavia, i vertici dei gruppi energetici, a differenza di quanto non abbiano deciso lunedì gli Stati Uniti che hanno inserito nella lista delle persone sanzionate anche Igor Sechin, il presidente di Rosneft, di proprietà per il 20% dell'inglese BP (si veda Il Sole/24 Ore di ieri).

Ormai, sono 48 le persone colpite da sanzioni europee; le 15 annunciate ieri si aggiungono alle precedenti 33 personalità, tutte accusate di contribuire alla destabilizzazione dell'Ucraina, sulla scia dell'annessione della Crimea alla Russia. L'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza, Catherine Ashton, ha spiegato ieri che la decisione, più morbida di quella americana di lunedì, è stata presa perché la Russia è venuta meno finora al suo impegno di raffreddare le tensioni in Ucraina.

Mosca è accusata di ammassare truppe alla frontiera con il paese e di sostenere la comunità russofona in vista di una annessione alla Russia. «Chiedo alla Russia di prendere misure concrete a sostegno dell'accordo di Ginevra», ha detto la signora Ashton. L'intesa firmata da Ue, Usa, Russia e Ucraina prevede tra le altre cose il disarmo delle milizie pro-russe nel paese. Dalla capitale russa, è giunta una critica alla Ue, accusata di subire le pressioni di Washington, più propensa di Bruxelles a sanzionare Mosca.

Il ministero degli Esteri russo ha fatto notare che «invece di costringere la cricca di Kiev a sedere al tavolo dei negoziati con il sud-est dell'Ucraina sul futuro del paese», Bruxelles è «agli ordini di Washington e ha adottato una serie di misure non amichevoli nei confronti della Russia. Non vi vergognate?». Mosca è convinta che l'Occidente non si renda conto di come nella complessa partita ucraina il ruolo di estremisti ucraini non sia da sottovalutare.

Per ora, l'ipotesi di sanzioni economiche rimane sul tavolo. Secondo Maja Kocijancic, portavoce della signora Ashton, la preparazione di queste misure è a uno stadio «molto avanzato». Dal canto suo, Jean-Christophe Gray, il portavoce del premier inglese David Cameron, ha spiegato: «Il passaggio» a questo tipo di sanzioni, molto controverse per l'eventuale impatto economico sull'Europa, «avverrebbe in caso di escalation molto molto seria, come per esempio una invasione militare diretta».

Sul terreno gli scontri tra comunità russofona e forze ucraine nell'Est del paese continuano. Separatisti pro-russi hanno preso ieri il controllo di numerosi edifici pubblici nella città di Luhansk. Secondo giornalisti sul posto, la polizia ucraina non è intervenuta. Intanto rappresentanti di Ue, Russia e Ucraina si incontreranno a Varsavia venerdì per una riunione sulla sicurezza delle forniture di gas russo. Il tentativo è di trovare punti d'incontro nonostante le gravissime tensioni politiche.
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