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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2014 alle ore 06:42.

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TRIESTE. Dal nostro inviato
Le tensioni dell'estate 2012 sono lontane. In Generali i 57,6 miliardi di euro di esposizione ai titoli di stato italiani - con lo spread BTp-Bund sceso a 160 punti - non destano più particolari apprensioni; il margine di solvibilità, sia pure con qualche battuta d'arresto dovuta alla vecchia gestione, sta risalendo verso il target del 160%; il rating della compagnia continua ad essere due gradini sopra a quello dell'Italia (A- per S&P e Fitch, Baa1 per Moody's), tuttavia le operazioni di rilancio sono tutt'altro che terminate. «Abbiamo presentato un piano triennale», spiega Mario Greco, «siamo in anticipo rispetto ai target, abbiamo fatto progressi ma dobbiamo ancora centrare tutti gli obiettivi del piano, meno uno».
I segni della crisi si vedono ancora. Le emissioni a tassi elevati (oltre il 10%), fatte nei mesi di forte tensione sui mercati, ancora impattano sul costo medio (5,93%) di un debito finanziario che cala come stock (dai 13,2 miliardi del 2012 a 12,7 miliardi del 2013) ma cresce come oneri (751 milioni di euro nel 2013 rispetto ai 668 milioni del 2012). Gli ultimi bond collocati da Trieste, come l'emissione senior dello scorso gennaio (rendimento al 2,94%) e quella subordinata di aprile (rendimento al 4,225%) mostrano i progressi realizzati della compagnia e porteranno benefici già sul bilancio 2014. Ma serve tempo. E non solo nella gestione delle passività finanziarie.
A fronte di una generale revisione organizzativa, sono molte le operazioni ancora in corso, come la centralizzazione della tesoreria di gruppo, che «ancora non funzionano» come dovrebbero. Insomma, il bilancio è buono in relazione ai rischi del 2011 ma il rilancio deve andare avanti. Generali in questi mesi è riuscita a rafforzare il capitale senza chiedere soldi agli azionisti (grazie a 2,4 miliardi di euro di cessioni già realizzate di asset non strategici), il risultato operativo è salito dai 3,59 miliardi del 2011 ai 4,2 miliardi del 2013, la compagnia ha acquisito un altro 25% di Generali Ppf holding, rafforzandosi nei mercati ad alta redditività dell'Est Europa, dove Trieste realizza lo stesso risultato operativo che in Francia (434 milioni contro 480 milioni) con un terzo dei premi. Tuttavia, la focalizzazione su core business assicurativo, «con un maggior contributo del segmento danni» non è visibile ovunque (la raccolta premi danni 2013 ha registrato un leggero calo a 20,9 miliardi) e «il business - ha sottolineato ieri Greco - è caratterizzato ovunque da una fortissima competizione». In particolare in Italia, dove Generali raccoglie circa un terzo dei suoi premi danni e dove le banche stanno iniziando a crescere nelle polizze auto. Nella Penisola, la compagnia ha perso nello scorso esercizio il 7,6% della raccolta danni e l'11% di quella auto. Un dato, legato a una migliore selezione del portafoglio polizze, che è stato più che compensato da un incremento della redditività. Una profittabilità elevata del ramo, su cui però si vedranno nei prossimi mesi le crescenti pressioni competitive sui prezzi delle polizze. Insomma, come spiega Greco, «il 2014 sarà un anno ancora complesso, ma guardiamo al 2014 e al 2015 con fiducia». Con una promessa, «la società deve fare più utili e farà più utili» ha detto Greco ai soci e, «una volta raggiunti gli obiettivi, contiamo di rivedere la politica dei dividendi».
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