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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2014 alle ore 17:53.
L'ultima modifica è del 02 maggio 2014 alle ore 17:54.

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Il premier Matteo Renzi (LaPresse)Il premier Matteo Renzi (LaPresse)

Decreti, decreti e ancora decreti. Più le riforme istituzionali ormai condannate a far tappa a metà giugno. E la legge elettorale lasciata a bagnomaria. Con una sola legge per ora al suo attivo dopo due mesi di Governo - ironia della sorte: quel salva Roma ter che davvero mai avrebbe gradito - il «Matteo Renzi 1» affronta a suon di decreti legge le prossime curve pericolose parlamentari in vista delle urne europee e amministrative del 25 maggio. Da lunedì, esaurita la sbornia dei ponti festivi di Pasqua e del 1° maggio, le Camere riprendono più o meno in mano le redini delle leggi da fare. Quelle promesse e quelle in secco da tempo. E la prossima settimana parlamentare annuncia scintille.

Jobs act e dintorni
Promettono di lavorare a ritmi serrati Montecitorio e palazzo Madama da lunedì 5 maggio. E ci mancherebbe: tocca al job act, agli 80 euro per chi meno ha in omaggio alla «giustizia sociale» annunciata dal "decreto Irpef" che fa il suo esordio a a palazzo Madama. Spetta agli Opg, leggasi ospedali psichiatrici giudiziari che mai chiudono in quest'Italia delle proroghe che non finiscono mai. Tocca alle droghe leggere da affrontare con pene meno pesanti. Ed è la volta della vigilanza di Bankitalia. Decreti legge in primo piano, insomma. Tutto il resto, è come non esistesse. O quasi. Altre promesse per i tempi che verranno. Se ne riparlerà, ad averne il tempo, dopo le europee che dovranno dare la reale misura del termometro politico dell'Italia e dello stato di salute – precario, anziché no - del sistema dei partiti. Una situazione in perenne fibrillazione, che la sempre più velenosa campagna elettorale di queste settimane renderà via via più traballante.

Il lavoro che non c'è
E come poteva essere diversamente: il primo posto nell'agenda dei lavori parlamentari della prossima settimana spetta di diritto al Dl 34 sul lavoro. Quel decreto su cui la commissione Lavoro del Senato si sta incartando in cerca di una mediazione tra oltre 700 emendamenti, e che peraltro dovrà poi coniugarsi col Ddl delega di riforma (anche) degli ammortizzatori sociali. Questioni non esattamente marginali con la disoccupazione che cresce a doppia, terza e quadrupla cifra e i nostri figli che perdono speranze. Ebbene, il Dl 34 (scade il 19 maggio) è atteso in aula a palazzo Madama da martedì. Il voto di fiducia sembra più che una scommessa. Poi però toccherà alla Camera, che dovrà convertirlo in meno di due settimane. Prima delle europee, appunto. Lavoro, forse, vorrà dire due volte fiducia.

Scommessa bonus Irpef
Altro giro, altra corsa. Per il garbinetto di Matteo Renzi iniziano da martedì prossimo le altre forche caudine del "decreto Irpef" - ma non solo – che sarà all'esame delle commissioni riunite Bilancio e Finanze del Senato, che nel frattempo hanno ricevuto un dossier non esattamente favorevole dai tecnici considerati bipartisan di palazzo Madama. Un cammino che non si annuncia del tutto in discesa, insomma, e non solo per le prevedibili critiche di berluscones e grillini. Quelle fanno parte anche della guerriglia europea. Ma i conti – leggi: le coperture – non sono chiacchiere, e per il Governo si tratterà di saper rispondere puntualmente.

Sette decreti legge in Parlamento: all'appello ne mancano due
I calendari di Camera e Senato non vanno effettivamente oltre l'esame dei decreti legge in scadenza. Che, per inciso, sono 7 fino ad ora. Anche se all'appello ne mancano due, entrambi annunciati da altrettanti Consigli dei ministri. Quello sulle misure post terremoto in Emilia Romagna dell'anno scorso, annunciato dal Cdm del 18 aprile scorso. E il decreto legge su imprecisati interventi per le opere pubbliche, dato per fatto (e scritto nero su bianco nel sito del Governo) dal Cdm addirittura del 31 marzo. Dopo due mesi esatti non se ne sa niente. Decreti desaparecidos, chissà se ne sa niente la ministra per i rapporti col Parlamento (e per le Riforme) Maria Elena Boschi.

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