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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2014 alle ore 08:14.

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ROMA
L'assemblea di Poste Italiane ha nominato ieri il nuovo consiglio di amministrazione che, a sua volta, si è riunito sempre ieri sotto la presidenza di Luisa Todini e ha nominato l'ad Francesco Caio. La novità, attesa dopo l'apertura dell'assemblea mercoledì scorso e il suo rinvio a ieri, è la attribuzione di deleghe importanti al presidente Todini, che ottiene il riporto dell'internal auditing mentre condividerà con l'ad Caio la delega sui rapporti istituzionali.
La scelta non deriva tanto da una richiesta avanzata dal neo presidente, quanto sarebbe da attribuire a un indirizzo politico arrivato da palazzo Chigi e che il ministero del Tesoro, azionista unico di Poste, ha attuato.
"In tale sede l'azionista ministero dell'Economia e delle Finanze -si legge in una nota diffusa dalla Poste - ha inoltre rappresentato il nuovo assetto di governance che prevede l'attribuzione al presidente di deleghe sul controllo interno (internal auditing) e, insieme all'ad, sulle relazioni istituzionali". L'aspetto significativo della vicenda è che probabilmente questo indirizzo voluto dalla presidenza del consiglio non si limiterà soltanto alle Poste, ma sarà esteso almeno anche a Enel e ad Eni, le due società quotate soggette a rinnovo dei vertici e alla cui presidenza sono state designate due donne, Patrizia Grieco nella prima e Emma Marcegaglia nella seconda. Con tutta probabilità nel caso delle società quotate il ministero del Tesoro rappresenterà il nuovo orientamento sulla governance non tanto in assemblea quanto nella prima riunione del cda che seguirà i meeting dei soci e che, appunto, è chiamato ad attribuire le deleghe agli amministratori.
La decisione di dotare di maggiori poteri i presidenti di importanti società controllate dallo Stato rientra probabilmente nella logica del "new deal" che ha voluto inaugurare il governo Renzi dando maggiore ruolo alle donne che sono state nominate nei posti chiave di queste aziende. E forse vuole essere una risposta all'osservazione fatta da molti all'indomani delle nomine sul fatto che i ruoli di presidenza nella grandi società pubbliche sono privi di deleghe e che, per questo motivo, le donne designate avrebbero potuto fare ben poco.
La questione delle deleghe ha fatto passare un po' in secondo piano l'avvicendamento alla guida di Poste, con l'uscita di Massimo Sarmi e l'arrivo di Francesco Caio, che dovrà subito affrontare alcuni dossier importanti: la tornata di nomine in una decina di controllate del gruppo, la presentazione del nuovo piano industriale e la quotazione in Borsa, che sarà alquanto complesso realizzare entro fine anno. Ammesso e non concesso che questa sia la deadline che l'azionista Tesoro ha indicato a Caio.
Nel consiglio di amministrazione della società dei recapiti fanno il loro ingresso anche Antonio Campo Dall'Orto, Elisabetta Fabri e Roberto Rao.
Nella parte ordinaria dell'assemblea è stato approvato il bilancio di esercizio 2013, che si è chiuso con un utile di 1 miliardo: il Tesoro ha anche stabilito, ma non l'ha comunicata, l'entità del dividendo che si aggira attorno a 300 milioni.
L'assemblea ha inoltre provveduto alla integrazione del collegio sindacale dopo le dimissioni dell'ex presidente Francesco Massicci (nominato in Covip) e ha scelto come presidente Biagio Mazzotta, ispettore generale del bilancio della Ragioneria dello Stato. Sono state inoltre deliberate le modifiche dello statuto per introdurre i nuovi requisiti di onorabilità degli amministratori.
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