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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 16:55.
L'ultima modifica è del 06 maggio 2014 alle ore 09:54.

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BARI - Giorni decisivi per il destino delle produzioni delocalizzate in Romania e per i dipendenti del gruppo Natuzzi in esubero. Il 19 maggio infatti saranno resi noti i dettagli di un accordo che, se firmato, segnerebbe la trasformazione, in profondità, delle Industrie Natuzzi alle prese da anni con un processo di riorganizzazione produttiva e di riduzione del personale che non sono serviti al rilancio, più volte annunziato, dal quartier generale di Santeramo.

La manifestazione di interesse presentata quest'oggi a Roma, al Mise, dalla "News", società di proprietà di Giovanni D'Ambrosio,un ex-dipendente Natuzzi, potrebbe significare infatti il progressivo disimpegno del gran patron Pasquale dagli stabilimenti ancora attivi in Puglia e Basilicata. L'accordo in via di definizione prevederebbe infatti- secondo quanto anticipato a Il Sole24Ore dall'assessore al Lavoro della regione Puglia, Leo Caroli, presente all'incontro romano, al pari di Pasquale Natuzzi - «la possibile cessione gratuita alla stessa News, con molta gradualità, degli stabilimenti Natuzzi in cui realizzare tutti i volumi produttivi oggi assicurati nel sito industriale rumeno. Questo sarebbe un primo passo che vedrebbe prodotti 130.000 divani l'anno con l'assorbimento, in capo alla News - che produce sia con marchio proprio che per conto terzi in uno stabilimento di Grumo Appula- di almeno 120 operai dei 1200 oggi in esubero e che andrebbero in mobilità, in assenza di fatti nuovi, il prossimo 15 ottobre».

La News utilizzerebbe, per questo, parte dei fondi previsti nell'accordo di programma a suo tempo approvato per la riqualificazione del distretto del salotto – in tutto 101 milioni di euro di risorse pubbliche di cui 40 milioni a carico del Mise e della regione Puglia e per la differenza della regione Basilicata –e potrebbe contare su altri fondi. Per esempio su quelli della regione Puglia ove dovesse essere necessario adeguare gli stabilimenti Natuzzi per dotarli di ulteriori apparati tecnologici. La News , che ha già 181 dipendenti, assumerebbe quindi ogni onere di progettazione e realizzazione del prodotto finito, mentre l'acquisto e la commercializzazione di tutti i divani prodotti (130.000 appunto, su base annua) sarebbe l'obbligo che potrebbero assumere in carico le Industrie Natuzzi. «Questo –spiega l'assessore Caroli- è ovviamente il primo passo di un processo più ampio e molto graduale che dovrebbe consentire la riassunzione di 500 operai e che potrebbe impegnare più anni. Ed è uno dei primi esempi in Italia di accordo utile al ritorno nel nostro paese di attività produttive delocalizzate all'estero».

Per la Puglia sarebbe il secondo caso in assoluto dopo quello della Bridgestone di Bari dell'aprile 2013, quando venne concordato con la casa madre di spostare a Modugno la produzione di pneumatici altrimenti destinati all'Europa dell'Est, salvando così il posto di lavoro di 900 operai. Sui contenuti dell'accordo, che dovrebbe essere firmato a Bari il prossimo 19 maggio, i sindacati si sono detti perplessi, preoccupati per le possibili compressioni del costo del lavoro a danno degli operai. Ma su questo Caroli è ottimista: l'esperienza di News dovrebbe infatti essere un buon viatico per comprimere tutte le voci di costo di prodotto possibili, ma non di quello relativo alla manodopera. Senza dire poi dell'impegno della regione che potrebbe cofinanziare, appunto, non solo la trasformazione in senso tecnologico più spinto degli impianti, ma anche la riqualificazione del personale che da 20 anni ha mansioni routinarie. Quello di oggi al Ministero è il sesto incontro tenuto a Roma negli ultimi mesi per verificare la fattibilità delle manifestazioni di interesse intanto presentate per il rilancio del distretto e quindi del gruppo Natuzzi, che ne è l'espressione più ampia. Il prossimo 14 maggio ne sarà esaminata un'altra, di un imprenditore del nordest, che sarebbe disponibile ad assumere la progettazione e realizzazione di un'altra quota di volumi di salotti prodotti in Romania, ovvero altre 120.000 sedute.

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