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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2014 alle ore 13:36.

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Un balzo di sei punti percentuali in un solo anno e la quota di disoccupati di lunga durata (ovvero più di 12 mesi) tra le più elevate dei principali paesi europei. È forse questo uno dei dati più preoccupanti contenuti nelle ultime previsioni Istat, presentate e discusse oggi e che proiettano un tasso di disoccupazione a quota 12,7% quest'anno (5 decimi in più rispetto al 2013) e in lieve miglioramento l'anno prossimo, al 12,4%. La componente dei disoccupati di lunga durata è cresciuta significativamente (circa il 56,4% del totale dei disoccupati, erano il 45,1% all'inizio della crisi), sia nel Mezzogiorno, la ripartizione territoriale tradizionalmente più colpita da questo fenomeno, sia nel Nord-Est dove nonostante tutto la situazione è relativamente migliore. Se si guarda ai dati Eurostat si scopre che tra i Paese con un tasso di disoccupazione vicino al nostro (Ungheria, Estonia, Polonia, Francia) la componente di lunga durata è di un paio di punti percentuali e più inferiore.

Un'esclusione dal mercato a volte senza ritorno
Il problema dei disoccupati di lungo periodo sta nel fatto che tendenzialmente chi si trova in questa condizioni ha una probabilità decrescente, con il passare del tempo, di trovare un nuovo impiego. Lo dimostrano valanghe di dati statistici e lo confermano le scelte fatte negli ultimi vent'anni a livello europeo di attivare politiche mirate per contrastare questo fenomeno, programmi raccolti sotto titoli come welfare to work o, più in generale, di flexsecurity. In questa fase nel nostro Paese accanto a programmi di questo genere sta dando buoni segnali il piano di incentivi all'assunzione attivato con il decreto 76 dell'anno scorso per i giovani under 30 e donne e quelli per le donne e gli uomini disoccupati over 50 (legge Fornero).

Gli incentivi e le risorse da trovare
Come anticipato sul Sole 24Ore di sabato scorso, ad aprile sono arrivate all'Inps a 25.997 le domande di assunzione a tempo indeterminato di under 30 legate all'incentivo economico pari a un terzo della retribuzione (massimo 650 euro mensili), previsto dall'articolo 1 del decreto. Il passo avanti è importante dal punto di vista quantitativo (+18%) rispetto all'ultima rilevazione di febbraio. E vale ricordare che l'incentivo è aperto fino a esaurimento delle risorse messe in campo, ovvero circa 800 milioni tra il 2013-2014 e il 2016 (con domande da presentare entro il giugno del 2015). Fino a fine 2014 le risorse già stanziate ammontano a 401 milioni, ripartiti su base regionale. Segnali positivi sono arrivati anche per le assunzioni di donne e ultra-cinquantenni senza lavoro, per le quali scattano come detto gli incentivi della legge Fornero. Sempre a fine aprile siamo arrivati a 34.606, contro i 23.000 circa di febbraio. In questo caso l'incentivo consiste nella riduzione del 50% dei contributi a carico del datore per 12 mesi in caso di assunzioni a termine e di 18 mesi per i contratti a tempo determinato. Di quelle domande già 34.531 hanno avuto il via libera dell'Inps: 28116 a favore di donne e 6.415 uomini. In questi giorni di debutto del programma Garanzia giovani, che punta su target ben diversi ovvero giovani fino a 29 anni in cerca più spesso di un primo ingresso nel mercato del lavoro (si vuole aggredire gli oltre 2 milioni di Neet, ovvero ragazzi che non studiano e neppure sono in cerca di un impiego), è bene riflettere sui dati della disoccupazione di lungo periodo. Più risorse su politiche attive mirate a queste categoria di esclusi dovrebbero essere reperite visto che il fenomeno sembra destinato a conferme anche negli anni a venire.

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