Un anno fa il giaguaro da smacchiare, oggi l'anatema a gufi e sciacalli. Così il Pd di Renzi cambia il linguaggio
La comunicazione dei democrats sta evidenziando molte novità rispetto alla campagna di poco più di un anno fa quando alla guida c'era Bersani: attenzione agli slogan e ai messaggi con l'obiettivo di dettare l'agenda politica invece di subirla
di Marco Cacciotto
1. Europee, il Pd dal giaguaro alla caccia a gufi e sciacalli / Il primo nemico da battere: l'astensionismo

Le elezioni del 2013 hanno visto una mobilità elettorale sconosciuta nelle precedenti elezioni con il 40% degli elettori che ha cambiato voto rispetto alle politiche precedenti. Naturalmente si tratta di un dato che risente della presenza di un nuovo partito, Il Movimento 5 Stelle, che, alla sua prima prova nazionale, ha raggiunto il 25,5 per cento. Tuttavia ancora una volta sull'esito finale ha inciso più la capacità di mobilitazione che la capacità di convincere gli elettori indecisi. Questo sarà ancora più importante in uno scenario come quello attuale caratterizzato da una sfida tra tre partiti (e leader) principali e da una elevata propensione all'astensione.
La comunicazione del Partito democratico guidato da Renzi sta evidenziando un cambio di approccio rispetto alla campagna di poco più di un anno fa quando alla guida c'era Bersani: attenzione agli slogan e ai messaggi con l'obiettivo di dettare l'agenda politica invece di subirla, velocità nel rispondere agli attacchi, prevalenza dei messaggi di mobilitazione. Elementi tutti presenti nell'intervento che il primo ministro in carica ha fatto nella direzione del suo partito lunedì.
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