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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
A tre giorni dalla partita Fiorentina-Napoli all'Olimpico, la tensione sugli stadi è altissima. Ormai è una sfida aperta tra Stato e violenti con una sequenza di rischi per l'ordine pubblico ai massimi livelli. Ieri il questore di Roma, Massimo Mazza, e quello di Napoli, Guido Marino, hanno vietato a Gennaro De Tommaso detto "Genny 'a carogna", protagonista allo stadio a Roma domenica scorsa, l'accesso per 5 anni agli stadi, il cosiddetto Daspo.
Il divieto vale per le manifestazioni sportive, da 4 ore prima e 2 ore dopo, è esteso alle zone circostanti gli stadi e a tutte le aree e le vie interessate alla sosta, al transito e al trasporto dei tifosi. Ma il questore Marino si è spinto oltre: di fronte alle voci di ultrà che in massa avrebbero indossato la stessa maglietta di De Tommaso – «Speziale libero», con riferimento al condannato per la morte del poliziotto Fabrizio Raciti – durante la partita di ieri sera, Napoli–Cagliari, ha annunciato che se anche uno solo dei tifosi avesse indossato quella maglietta l'incontro sarebbe stato sospeso.
In realtà i cori ultrà al San Paolo hanno inneggiato a Ciro Esposito, ferito durante la sparatoria alle spalle dell'Olimpico domenica scorsa. Ricoverato al Gemelli le sue condizioni ora sono di nuovo gravissime e, secondo fonti qualificate «è in pericolo di vita e solo un miracolo può salvarlo, ma a condizione di un'inabilità quasi totale». Nell'ipotesi di un decesso è chiaro che la rabbia nella guerra tra ultrà sarebbe di nuovo enorme, incontenibile. E i segni a Napoli ieri già c'erano visto che dalla curva si insultavano i tifosi romanisti: «Non finisce così» e «romani bastardi». Preoccupa a questo punto anche Roma-Juventus in programma domenica prossima all'Olimpico.
Montano poi le polemiche sulla proposta del premier Matteo Renzi che siano le società di calcio a pagare le spese per la sicurezza, stimate in 45 milioni. «Non abbiamo né soldi né competenze» protesta il presidente del Milan, Silvio Berlusconi. «È evidente – insiste Renzi – che se ci sono dei costi da pagare, è giusto che paghino le società. Non è giusto che paghi la gente che non vuole andare allo stadio con la fiscalità generale. Ma – sottolinea – evitiamo che gli sciacalli della campagna elettorale sfruttino i feriti. Dal 26 maggio discutiamo sulle misure che ci servono». Anche per Alfano, che oggi riferisce in Parlamento, «non è immaginabile che le società restino estranee alla questione sicurezza. Chiederemo ai club di fare la loro parte fino in fondo».
Contrari anche il patron del Torino Urbano Cairo, Giancarlo Abete (Figc), mentre il proprietario della Lazio, Claudio Lotito, rilancia: «Se Renzi pensa che le squadre di calcio debbano pagare le spese per la sicurezza delle manifestazioni sportive, deve mettere i club in condizione di realizzare gli stadi di proprietà». Intanto, quasi scagionato dallo stub, ma inchiodato da tre testimoni, Daniele De Santis resta per Procura e Questura colui che sabato scorso ha impugnato la pistola e sparato contro i tifosi napoletani ferendo gravemente Ciro Esposito. Per questo è indagato per tentato omicidio nonostante l'esame scientifico non abbia fornito la prova incontrovertibile della sua responsabilità.
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