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Gli studenti uniti nella lotta alla mafia

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Anche quest'anno il Centro di studi ed iniziative culturali Pio La Torre ha presentato una ricerca sulla percezione mafiosa tra gli studenti italiani, che ha coinvolto 1.126 studenti di 94 scuole distribuite sul territorio italiano e gli allievi di alcune scuole tedesche. Un'iniziativa degna, una tra le tante, per ricordare l'anniversario dell'uccisione politico-mafiosa di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo avvenuta il 30 aprile 1982.

Nella sintesi, diffusa alla stampa, è lo stesso centro che così sintetizza lo studio: «L'allarmante crescita della corruttibilità della classe dirigente determina una sempre più stretta relazione tra le attività criminose e la politica, garantisce una maggiore forza della mafia rispetto allo Stato e rende la sua definitiva sconfitta sempre più lontana».
I risultati – che sono interamente consultabili nel numero di ASud'Europa scaricabile all'indirizzo www.piolatorre.it – parlano chiaro.

Secondo il 61,56% dei ragazzi è la corruzione della classe dirigente che permette alla mafia di continuare ad esistere e la corruzione della classe politica locale, per il 66,07%, è la ragione della diffusione nelle regioni del centro-nord, della criminalità mafiosa. Tutto ciò incide "molto" o "abbastanza" negativamente sull'economia della propria regione per l'81.89%: ecco un dato in costante aumento negli ultimi anni (sono otto anni che il centro Pio La Torre svolge questa indagine).

Un giudizio che si riflette inevitabilmente sul grado di fiducia che i ragazzi ripongono sul mondo della politica. Lo Stato è percepito più forte della mafia solo dall'11,73% dei ragazzi, mentre il 53.32% ha indicato la mafia (la restante parte non sa). Persiste quindi un clima di sfiducia sulla effettiva sconfitta della mafia: solo il 23,55% ha dichiarato che sì, la mafia potrà essere definitivamente sconfitta, mentre il 47,19% ha detto di no.

In Germania.
All'indagine hanno partecipato anche i ragazzi tedeschi del Land Baden-Württemberg. Le loro risposte sono state analizzate da Giovanni Frazzica, ricercatore di Sociologia dell'Università di Palermo: «Undici ragazzi su 30 individuano nella ricerca di facili guadagni la motivazione principale nella decisione di entrare a far parte della criminalità organizzate collocandosi al primo posto fra le alternative di risposta selezionate. La distribuzione somiglia molto alle risposte fornite dagli italiani (432 risposte, che equivalgono al 36,73% del totale). Anche le altre risposte si somigliano molto, segno questo di una presa di coscienza circa la presenza delle mafie anche in territori non certamente connotati da elementi che per molti (e per molto tempo) sono stati identificati come in grado di esprimere una cultura mafiosa assente in altre aree. Seppur in misura minore, anche per gli studenti tedeschi Stato e mafia si contendono il controllo del territorio; in particolare, vi è la percezione che la forza delle istituzioni viene spesso messa in discussione dal potere criminale (si pensi che per 12 degli studenti che hanno risposto, la mafia è più forte dello Stato) ».

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