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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 10:48.
L'ultima modifica è del 08 maggio 2014 alle ore 11:15.

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Primo Greganti (Ansa)Primo Greganti (Ansa)

Per chi ricorda gli anni della madre di tutte le grandi inchieste di corruzione, la Tangentopoli anni novanta, lui era il «Compagno G». Al secolo Primo Greganti, il duro e puro ex funzionario del Pci che rifiutò qualsiasi collaborazione con il pool di mani Pulite. Non lo piegarono gli interrogatori dei magistrati milanesi impegnati nell'inchiesta né i sei mesi di carcerazione preventiva. Lui non parlò mai, respingendo le accuse che lo volevano beneficiario di una tangente Enel. Rinviato a giudizio, nel 2002 la corte di Cassazione confermò per l'ex funzionario tre anni di reclusione.

Greganti cominciò la sua ascesa nel partito da Torino, dove era operaio della Fiat.

Nato nel 1944 a Jesi, in provincia di Ancona, Greganti è a Torino già 14 anni dopo; lavora come operaio al Lingotto, ma la passione politica s'affaccia presto e prende le forme dei primi incarichi nel partito comunista che scalerà con il tempo, fino alla segreteria della Federazione di Torino e alla collaborazione con la direzione nazionale, per poi seguire Occhetto nel progetto del Pds. Ma è Mani Pulite a renderlo "famoso": complice l'atteggiamento "granitico" con cui ha difeso la propria asserita innocenza di fronte ai magistrati milanesi, senza mai concedere alcuna confessione. Condannato a 3 anni e 7 mesi per finanziamento illecito al partito, patteggiò vedendosi la pena ridotta a 3 anni.
Oggi, la stessa Procura di Milano torna a chiamarlo in causa nella regia di presunti nuovi faccendieri attivi sotto l'ombrello di Expo.

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