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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 12:02.
L'ultima modifica è del 08 maggio 2014 alle ore 16:42.

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Il governo ucraino ha annunciato che l'offensiva contro i ribelli filorussi in rivolta nell'est del Paese proseguirà anche se dovesse essere rinviato il referendum sulla secessione della regione di Donetsk in programma per domenica. «L'operazione antiterrorista andrà avanti indipendentemente dalla decisione presa dai gruppi sovversivi o terroristi nella regione di Donetsk» dice Andriy Parubiy, segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale, parlando con i giornalisti a Kiev.

I ribelli filorussi dell'est dell'Ucraina hanno respinto la richiesta del presidente russo Vladimir Putin, che aveva suggerito di posticipare il referendum sull'indipendenza da Kiev per favorire i negoziati. «Il referendum si terrà l'11 maggio» dice il leader dei ribelli a Donetsk, Denis Pushilin. Anche una portavoce degli insorti nella città di Slavyansk ha confermato che il voto si terrà domenica prossima, come previsto.

Le operazioni militari dell'esercito ucraino contro i ribelli filorussi proseguiranno anche se verrà accolta la richiesta del presidente russo Vladimir Putin di un rinvio dei referendum sull'indipendenza. «L'operazione antiterrorismo andrà avanti senza riguardo nei confronti di qualsiasi decisione presa dai gruppi sovversivi o terroristi nella regione di Donetsl», ha detto ai giornalisti il segretario del Consiglio nazionale di difesa ucraino, Andriy Parubiy.

In questo scenario teso, l'Ue si sta preparando a cambiare "la base legale" delle sanzioni finora comminate per la crisi in Crimea e colpire quindi non solo gli individui e le società ad esse collegate, ma anche le compagnie russe che hanno rilevato società e aziende confiscate ed espropriate in Crimea. Lo riferiscono fonti diplomatiche Ue.

Stamane i leader delle milizie ribelli nelle città di Slavyansk e Donetsk hanno tenuto in sospeso i giornalisti dopo che Putin ha detto che i referendum previsti per domenica devono essere rinviati per far posto ai negoziati. Il presidente russo ieri ha anche annunciato il ritiro delle truppe di Mosca dai confini con l'Ucraina, anche se Stati Uniti e Nato hanno fatto sapere che per ora non c'é alcun segnale che il ritiro stia davvero avvenendo.

Le affermazioni di Putin hanno provocato toni contrastanti. Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ha apprezzato il «tono costruttivo« del leader del Cremlino, ma Kiev e Washington hanno mostrato tutto il loro scetticismo. L'Ue ribbadisce che questi referendum sono illegali e su Putin la posizione è: vediamo se alle parole seguiranno i fatti.

Anche il presidente della Bce Mario Draghi oggi ha parlato di Ucraina spiegando che «c'è uno scenario geopolitico complesso e l'Europa, l'Ue come l'Eurozona potrebbero essere coinvolti più di altri» attori dalle sue evoluzioni.

La cancelliera Angela Merkel ha detto invece «lavoriamo concentrati perché vi siano il 25 maggio le elezioni in Ucraina». «Il nostro obiettivo è che l'Ucraina possa decidere» ha aggiunto.

Infine, ma certo non per ultimo il Fondo monetario internazionale: la crisi in Ucraina pone problemi a vari livelli e i rischi sono numerosi, «incluso quello di una perdita di un efficace controllo a est del Paese». Lo ha detto Gerry Rice, direttore della comunicazione del Fondo monetario internazionale durante la consueta conferenza stampa bisettimanale a Washington. Se a est del Paese la situazione degenerasse, il programma di aiuti stanziati dall'istituto di Washington «dovrebbe essere ricalibrato, ma è ancora prematuro dire in che modo», ha detto Rice, secondo cui «il grado di incertezza in Ucraina è elevato». Il Fmi ha approvato un piano di prestiti da 17 miliardi in varie tranche, 3,2 miliardi dei quali già stanziati.

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