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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 18:03.

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Lazio all'avanguardia per spin-off universitari e start-up innovative. Tuttavia la regione ha ancora strada da compiere sul fronte degli investimenti in ricerca e sviluppo (soprattutto nel settore privato) e nella produzione di brevetti. A fare il punto, un report del servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo diffuso questa mattina.

Roma al secondo posto per start up innovative
Da inizio 2013 al 31 marzo 2014, in Italia sono state avviate 1.863 start up innovative. Di queste nuove aziende, 172 sono nate a Roma, al secondo posto dopo Milano (243). A livello di imprese nate in ambito universitario, il Lazio si presenta ai primi posti anche per spin off universitari innovativi: 83 attivi nel 2013, di poco sotto Lombardia (123), Toscana (118), Emilia Romagna (117) e Piemonte (102).

In ritardo sugli investimenti in R&S
Il Lazio, tuttavia, a confronto che le altre regioni europee che ruotano intorno alle capitali, è agli ultimi posti per gli investimenti in Ricerca e sviluppo: si ferma all'1,6% del Pil, contro bel oltre il 2% di Copenaghen, Helsinki, Stoccolma, Berlino, Parigi e Madrid. E' vero che in Italia le performance sono seconde solo al Piemonte (1,9%), ma questo dipende soprattutto dalla spesa pubblica in R&S. Per gli investimenti privati, il Lazio (0,5%) è sotto la media italiana (0,7%).

Fare di più sui brevetti
Analizzando il dato dei brevetti per milione di abitanti, il Lazio si ferma a 30,2, meno della metà della media italiana. Eppure, nel Lazio, le imprese che producono brevetti hanno una performance migliore rispetto alle aziende innovative delle altre regioni: in Italia le imprese con brevetti hanno registrato tra il 2008 e il 2012 un calo di fatturato del 5,1% (-10,8% quelle che non hanno registrato brevetti); nel Lazio invece questa tipologia di azienda è riuscita addirittura a cresce: +4,7% (-12,2% le aziende senza brevetto).

Cambia il ruolo delle banche
Luciano Nebbia, direttore regionale Toscana, Umbria, Lazio e Sardegna di Intesa Sanpaolo, ha commentato: «In passato le banche si limitavano ad avere più un rapporto "di relazione" con le aziende. Adesso l'approccio è più scientifico, basato sull'analisi di dati che ci permettono di individuare meglio i settori in via di sviluppo. Questo può aiutare a far crescere la cultura d'impresa»

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