Notizie SportRoger de Vlaeminck nelle classiche metteva paura anche a Merckx
Roger de Vlaeminck nelle classiche metteva paura anche a Merckx
di Mattia Losi | 10 maggio 2014
Seconda tappa: Belfast-Belfast, 219 chilometri di pianura con un Gran Premio della montagna di quarta categoria che in realtà è poco più di un dosso con i suoi 261 metri sul livello del mare. Tappa per velocisti. Il campione di oggi è Roger De Vlaeminck.
Non è stato un velocista puro, ma era comunque un velocista straordinario. Arrivare a giocarsi con lui una vittoria allo sprint era il peggio che potesse capitare, sempre che non ti avesse staccato prima attaccando a pochi chilometri dal traguardo oppure sfruttando una breve salita. Questo era Roger De Vlaeminck, detto "il gitano di Eklo", dove era nato nell'agosto del 1947. Un campione completo che è riuscito a rivaleggiare con Eddy Merckx nelle classiche di un giorno.
Correre in quegli anni, gli anni 70, con il Cannibale in circolazione, significava per quasi tutti dare addio ai sogni di gloria. Non per De Vlaeminck, che proprio in quegli anni ha collezionato 259 vittorie: nel carnet tre Milano-Sanremo, due Giri di Lombardia, la Liegi-Bastogne-Liegi, il Giro delle Fiandre. Ma soprattutto quattro Parigi-Roubaix, che gli valsero il soprannome di "Monsieur Roubaix". Una gara che lo esaltava, in cui è arrivato anche quattro volte secondo.
Insieme a Merckx e Rik Van Looy è uno dei tre soli corridori che hanno saputo aggiudicarsi tutte e cinque le grandi classiche del ciclismo.
Gli uomini da battere, in quegli anni straordinari, erano molti: certo, Merckx prima di tutti, ma poi in circolazione trovavi fenomeni come Gimondi, Maertens, Thevenet e Zoetemelk e più tardi, nella seconda metà della carriera, Moser e Hinault.
Non è riuscito a vincere il mondiale su strada, sfiorandolo con il secondo posto del 1975, ma a dimostrazione di una polivalenza eccezionale nello stesso anno si è aggiudicato la maglia iridata di ciclocross: sullo sterrato, come sul pavè di Roubaix, stargli dietro era un problema per tutti.
Nei grandi giri pagava pegno in salita, ma le tappe e la classifica a punti erano il suo terreno di caccia: 22 le vittorie al Giro d'Italia, tra gli stranieri secondo solo a Eddy Merckx, e per tre volte con la maglia ciclamino della classifica a punti sulle spalle.
Il suo capolavoro, nelle corse a tappe, resta il Tour de Suisse del 1975: cinque vittorie, vestendo fin dal primo giorno la maglia di leader. In quell'occasione anche il Cannibale dovette inchinarsi, finendo secondo in classifica generale, staccato di 55 secondi.
Di certo una tappa come quella di oggi, Monsieur Roubaix non se la sarebbe fatta scappare.