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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 21:14.
L'ultima modifica è del 09 maggio 2014 alle ore 21:40.

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Il criterio del 3% per il rapporto deficit/Pil «non possiamo cambiarlo» e quindi «bisogna guardare ad esso distinguendo fra spesa corrente e investimenti per il futuro: ha ragione Renzi quando sostiene di distinguere fra investimenti per il futuro e spesa corrente». Lo ha detto Martin Schulz, candidato del Pse alla presidenza della Commissione europea, nel corso del dibattito fra candidati a The State of the Union, a Firenze. Della stessa idea (distinguere tra spesa e investimenti) è José Bové, candidato dei Verdi alla guida dell'Esecutivo comunitario.

Di opinione diversa Jean-Claude Juncker, candidato del Ppe alla presidenza della Commissione Ue. Sul vincolo del 3% «se fossi presidente della Commissiome Ue non lascerei flessibilità - ha detto Juncker - : i Paesi devono rispettare gli impegni, sono felice che governi come quello italiano assicurino che rispetteranno impegni, il consolidamento dei bilanci è essenziale, sarebbe un errore rilassare le regole. Francia e Italia rispetteranno le regole».

Su posizioni rigide anche Guy Verhofstadt, candidato di Alde, l'Alleanza dei liberali e dei democratici per l'Europa. «Sono contrario a concedere più tempo ai governi» per rispettare i vincoli su deficit e debito, perché «se si concede più tempo, si indeboliscono le condizioni del Patto di Stabilità . Concedere più tempo non è serio». Per Verhofstadt «serve una strategia di crescita con i project bond e non permettere agli Stati di fare più debito. Bisogna piuttosto puntare sui future bond e investire sulle infrastrutture e la crescita».

Il format del confronto, secondo appuntamento
Il confronto si è svolto nella splendida cornice di Palazzo Vecchio, e nel quadro della conferenza annuale su "The State of the Union", organizzata dall'Istituto universitario europeo di Fiesole. Era il secondo dibattito televisivo di questo tipo (ma è stato diffuso anche in streaming) dopo il primo svoltosi a Maastricht il 28 aprile scorso.

La polemica sul pranzo Renzi-Schulz
Schulz oggi ha pranzato con Renzi a Firenze e ne è seguita qualche polemica. «Chi vota Pd vota Schulz, ha detto il presidente Berlusconi. E la dimostrazione è presto fatta: Renzi e Schulz si sono attovagliati insieme a Firenze. Un pranzo indigesto per gli italiani», ha scritto su Facebook la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini.

«Io e il Pd - ha poi spiegato poi il candidato del Pse - siamo sulla stessa linea per una riforma dell'Europa». Il pranzo, ha detto Schulz parlando con i giornalisti, è stato caratterizzato da «piena amicizia e comprensione reciproca». Per Schulz, tra l'altro, «il Pd ha buone chance di vincere le elezioni europee». A proposito dei partiti euroscettici il candidato del Pse ha rilevato che «abbiamo ancora 15 giorni di tempo per convincere gli elettori dei partiti non europeisti. I partiti populisti sono uno sfogo per il malessere ma non fanno proposte concrete, neppure in Italia».

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