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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2014 alle ore 08:11.

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FIRENZE. Dal nostro inviato
C'è un noi e c'è un loro. C'è chi vuole distruggere e farnetica di uscite dall'euro e dall'Europa e chi nell'Europa vuole investire cambiandola e facendone un'istituzione più vicina ai cittadini. Le elezioni del 25 maggio, con i populisti di tutta Europa in crescita, sono alle porte e il semestre di guida italiana dell'Unione europea è vicino. Matteo Renzi torna nel "suo" Palazzo Vecchio, a Firenze, e nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento disegna la sua idea di Europa davanti alla platea internazionale riunitasi per l'edizione 2014 di The State of Union. La stessa platea che in serata ascolterà il dibattito televisivo tra i quattro candidati alla presidenza della commissione Ue alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Le forze europeiste più convinte alzino la testa, mostrino il coraggio e spieghino con dovizia di particolari, ma anche con emozione e non solo con il linguaggio della tecnocrazia, che un'Europa più forte e più coesa è l'unica soluzione per affrontare le difficoltà del nostro tempo».
Ma certo bisogna uscire dall'«illusione ottica» di chi dice l'Europa va bene così e di chi al contrario dice «usciamo». C'è una terza via, appunto, che è quella del cambiamento. Serve un'Europa più «light», con meno regole e più semplici, e soprattutto un'Europa che esca dalla lunga stagione del solo rigore e che torni a crescere e a creare occupazione. Crescita e occupazione, anzi, devono diventare «valori costitutivi» della Ue. Renzi mette anzi l'accento sulla «ripresa manifatturiera tradizionale» e sulla necessità di un «nuovo rinascimento industriale». Solo rispettando le regole come fa l'Italia («siamo tra i pochi a rispettare il parametro del 3%», torna a ripetere Renzi) si può avere la forza e la credibilità di cambiarle, quelle regole. Proprio di questo, d'altra parte, hanno parlato Renzi e il candidato del Partito socialista europeo Martin Schulz durante il pranzo in una trattoria fiorentina seguito al discorso del premier. «Io e Renzi siamo d'accordo che è necessario discutere come interpretare quel 3% – ha spiegato lo stesso Schulz –, ovvero "scorporando" gli investimenti per il futuro e la crescita che non andrebbero considerati nel computo del deficit per spesa corrente». Ma mettere crescita e occupazione al centro della politica europea non è solo questione di computo del deficit, naturalmente. Ci vuole più Europa politica, ci vogliono regole comuni, a cominciare dal lavoro («un diritto comunitario e comune del lavoro»), e la necessità di creare uno spazio tecnologico e digitale unitario. «Vorrei che parlassimo meno di parametri e più dei nostri figli – dice Renzi nel Salone dei Cinquecento –. Il parametro fondamentale è quello della disoccupazione...».
Proprio occupazione giovanile, assieme a economia digitale e al tema degli incentivi per le riforme, saranno i primi fronti della presidenza italiana della Ue. E a dimostrazione che il premier non vuole perdere tempo, i primi due appuntamenti sono già in calendario per i primi del mese di luglio: l'8 e il 9 a Venezia l'assemblea "Digital Venice", mentre l'11 a Torino si terrà il vertice dei primi ministri Ue sull'occupazione giovanile. Nel Consiglio europeo di ottobre, infine, «tenteremo di presentare un lavoro che vada in questa direzione: maggiori incentivi per chi fa riforme più incisive». E sarà uno dei temi principali del semestre, promette.
Il populismo in agguato rimane fuori dal dibattito svoltosi per tutto il giorno nel Palazzo Vecchio di Firenze sui destini economici, sociali e politici dell'Europa. Ma è proprio contro quel populismo che occorre misurarsi, tra sole due settimane. Renzi lo ricorda quando riconosce allo sforzo dei «governi italiani che mi hanno preceduto» il risultato di aver tolto la preoccupazione per lo spread dal tavolo di Palazzo Chigi (il ringraziamento di Renzi va in particolare a Mario Monti, presente in sala nelle prime file, e certo questo ha fatto piacere all'ex premier). «Ora a preoccuparci è uno spread diverso, lo spread del populismo. Milioni di europei guardano a formazioni diverse per storia e cultura ma unite dalla volontà di distruggere. Dobbiamo rispondere con l'idea che l'Europa è un'avventura struggente e densa di significato, dobbiamo rispondere alla paura con il coraggio».
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IL PREMIER E L'EUROPA
Lotta al populismo
Il premier Matteo Renzi ha detto, in vista delle europee: «Ora a preoccuparci è lo spread del populismo. Milioni di europei guardano a formazioni diverse, ma unite dalla volontà di distruggere»
Più occupazione e riforme
«Vorrei che parlassimo meno di parametri e più dei nostri figli» ha detto Renzi. Proprio occupazione giovanile, assieme a economia digitale e al tema degli incentivi per le riforme, saranno al centro della presidenza italiana della Ue

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