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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2014 alle ore 08:13.

Basterà un contentino a pomodoro e bietole a fermare l'assalto alla diligenza senza compromettere i già precari equilibri Nord-Sud nella redistribuzione dei sussidi agricoli Ue?
Al ministero delle Politiche agricole ci sperano. Sembra essere questa l'unica strada percorribile per chiudere entro il 15 maggio (scadenza fissata dal ministro) l'accordo con le regioni sull'applicazione della riforma Pac. Per Maurizio Martina è importante politicamente presentarsi a Bruxelles per l'inizio del semestre di presidenza italiana con un accordo già in tasca. Passi avanti però nella riunione di giovedì ne son stati fatti pochi. In ogni caso, implementare qualsiasi accordo sarà molto complicato soprattutto per l'Agea, l'organismo pagatore nazionale, che dovrà fare i conti con l'azzeramento dei diritti all'aiuto e la totale redistribuzione dei titoli nel 2014, su una superficie agricola più grande, un importo globale più basso e una stangata per le aree storicamente più produttive. L'assessore della Lombardia, Gianni Fava, il più agguerrito, non commenta la nuova fumata nera. Mentre Tiberio Rabboni (Emilia Romagna) è «soddisfatto per l'accoglimento di alcune delle indicazioni , in particolare per pomodoro da industria e barbabietola». Intanto dal Cibus Francesco Mutti, amministratore delegato dell'omonimo gruppo conserviero, ha lanciato l'allarme: «Non estendere gli aiuti accoppiati al pomodoro significa allargare il divario competitivo con Spagna e Portogallo. Così rischiamo la chiusura del 70% delle nostre imprese». E il ministro ora ha lasciato la palla nel campo degli assessori.
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