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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2014 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 11 maggio 2014 alle ore 14:38.

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Con l'Ipo in programma a stretto giro, Fincantieri si prepara a solcare il mare aperto dei mercati internazionali, come suggerisce il premier Matteo Renzi giunto qui a Monfalcone, nel cuore del nord-est, per l'inaugurazione di Regal Princess, la nuova ammiraglia della flotta di Princess Cruises. E, dal palco che ospita la cerimonia di consegna di questo "gigante" del mare, il numero uno del gruppo cantieristico, Giuseppe Bono, non riesce a trattenere l'emozione. «Oggi mi sento un po' meno solo, l'Italia non può fare a meno della sua industria perché nel mondo ci viene riconosciuta. Togliamo lacci e lacciuoli che si sono sedimentati nel tempo», dice rivolgendosi al presidente del Consiglio seduto in prima fila accanto al viceministro dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, e alla governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

Poco più in là ci sono i vertici di Cdp, Giovanni Gorno Tempini e Franco Bassanini, con l'ad del Fondo Strategico italiano, Maurizio Tamagnini, e a loro, dal palco, Bono rivolge un ringraziamento per Export Banca, «senza la quale non andremmo da nessuna parte». Oggi, però, è il giorno di Regal Princess, 141mila tonnellate e 330 metri di lunghezza, una vera "città del mare", la trentaduesima nave da crociera che esce dai cantieri di Monfalcone, la sessantacinquesima che il gruppo di Bono ha messo in campo dal 1990 a oggi.

Così, davanti a una nutrita platea (c'è anche la prima linea di Carnival Corporatione e di Princess Cruises), l'ad di Fincantieri ripercorre rapidamente gli anni del suo mandato. «Abbiamo attraversato un periodo molto brutto, quando sono arrivato, nel 2002, erano stati appena cancellati i contributi dell'Unione Europea, noi abbiamo stretto i denti e nel 2008-2009, abbiamo lanciato un piano di ristrutturazione per salvare l'azienda che ha toccato più di 1700 persone. A un certo punto - prosegue Bono - abbiamo avuto contro il Paese. A oggi quel piano è quasi completamente realizzato e non abbiamo licenziato nessuno. Anzi, abbiamo assunto negli ultimi due anni 256 persone».

Una sfida vinta sul campo, dunque. E oggi, ricorda ancora l'ad, il gruppo può contare su 21 cantieri in quattro continenti. «Abbiamo il dovere di mostrare al mondo le nostre bellezze», continua il numero uno. «Siamo una delle eccellenze dell'Italia, di quell'Italia che quando vuole sa far tutto, quella che viene inviduata con quattro "F": food, fashion, Ferrari. E noi aggiungiamo Fincantieri». Il prossimo snodo ora è la quotazione. Il gruppo nei giorni scorsi ha depositato la documentazione alla Consob e, se tutto procederà senza intoppi, a giugno Fincantieri aprirà il suo capitale a nuovi soci. «La quotazione è stata deliberata dall'assemblea qualche giorno fa ed è stato presentato il prospetto alla Consob, ed ora loro devono fare la loro parte - chiarisce poi Bassanini - ma è del tutto prevedibile che la quotazione avvenga prima della pausa estiva».

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