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Giro, «kaiser» Kittel festeggia il compleanno con bis a Dublino

Marcel Kittel (Lapresse)Marcel Kittel (Lapresse)

Bene, bravo, bis. Troppo forte. Marcel Kittel, il Gigante dello sprint, si ripete anche a Dublino. Due volate, due centri. Se va avanti così, la concorrenza, invece di trasferirsi in Italia per proseguire il Giro, può tornare subito a casa. Il tedesco, nel giorno del suo 26esimo compleanno, vince in extremis fulminando Switf e il nostro Viviani, terzo dopo il quarto posto di sabato a Belfast.

«L'avevo data per persa. Mi sono stupito di me stesso», ha detto Kittel subito dopo la vittoria, disteso sull'asfalto senza più fiato per respirare. Sembrava che piangesse, che si disperasse. In realtà era senza forze. Con il serbatoio vuoto.
Ha vinto in apnea. Ma il suo è stato un miracolo. Un miracolo agonistico visto che il tedesco, a meno di cento metri dall' arrivo, era ancora quinto. Poi ha innestato il turbo, e per gli altri si è spenta la luce.

In un crescendo irresistibile li ha risucchiati tutti, bruciandoli quasi al fotofinish. Troppo potente, troppo superiore. Il sosia di Ivan Drago, quello che dice a Rocky "ti spiezzo in due", è una forza della natura. Anche Mark Cavendish, che buon per lui farà il Tour, contro questo Kittel ne uscirebbe male. Non c'è controprova, naturalmente, ma l'impressione è questa. Quello che fa paura, poi, è che il tedesco vince anche senza l'aiuto dei suoi compagni, anche questa volta disuniti nel finale.

Nessuna novità, invece, per la maglia rosa, che resta sulle spalle dell'australiano Michael Matthews. Il ricciolino di Camberra, rimasto anche vittima di una caduta, si è ripreso senza problemi. E partendo per l'Italia, può mettere in valigia, ben piegata, la maglia rosa. Per qualche giorno forse può conservarla.

Bye bye, Dublino. Si torna a casa. Dopo tre giorni lasciamo allora l'Irlanda con tutto quello che di bello (la partecipazione della gente, l'aria di festa mobile, tutto quel rosa che sembrava di essere a casa) e di brutto (acqua a catinelle e cadute a go-go) che questo antipasto di Giro ci ha fatto degustare.
Ora si torna in Italia con questo lunedì di riposo che fa comodo a tutti. Sia per smaltire lividi e botte varie, sia per fare il punto della situazione dopo un week end che ben poche indicazioni ha dato sui veri valori in campo, velocisti a parte dove Kittel non ha rivali.
L'unico dei grandi favoriti che ne esce piuttosto ridimensionato è infatti Joaquin Rodriguez, l'uomo di punta della Katusha. Lo spagnolo nella crono squadra si è beccato un carico di oltre un minuto rispetto agli altri "competitor." In particolare rispetto all'australiano Cadel Evans e al colombiano Rigoberto Uran, entrambi nei piani alti della classifica.

Meno marcato invece il distacco da Nairo Quintana, il super favorito di questo 97esimo Giro d'Italia. Anche il capitano della Movistar galleggia con un minuto di ritardo. Tutto abbastanza previsto, intendiamoci. Quintana, come tutti i colombiani, non ama queste schermaglie iniziali, dove l'importante è una cosa sola: portare a casa la pelle.
Come abbiamo visto andando verso Dublino, tutto si mette di traverso: vento e ventagli, pioggia e trabocchetti vari. In più un gruppo troppo folto che a volte si fa male da solo: si cade per distrazione, inesperienza, muscoli raffreddati dalla pioggia. Anche Scarponi, Gasparotto e Cunego finiscono a gambe all'aria. Senza troppi danni, per fortuna.
Del resto, se si va a maggio in Irlanda, è facile che piova e tiri vento. L'Irlanda sarà stupenda, e così anche la gente di Dublino, con tutti i suoi corsi e ricorsi storici, ma poi bisogna fare i conti con gli effetti collaterali: cioè che spesso si fa la doccia. E sono anche docce fredde, nonostante il "grande calore" degli irlandesi: gente molto simpatica, che per riscaldarsi va al pub, un posto poco adatto però a chi lotta per la maglia rosa.

Viene da chiedersi quanto sia "conveniente", per il Giro d'Italia, insistere in questa tendenza europeista. Non per fare gli euroscettici a due ruote, ma il gioco ne vale la candela? Vero, l'accoglienza è stata ottima, ma il ritorno qui in Italia lo è altrettanto?
Perfino la Gazzetta dello sport, giornale organizzatore, relega il Giro nelle pagine interne con minuscoli richiami in prima. D'accordo, una vittoria in volata di Marcel Kittel non ci fa impazzire. Però se fai una scelta la segui fino in fondo, come fa l'Equipe con il Tour de France. Che comunque, anche se vince un Pincopallino qualsiasi, gli dà sempre un titolone d'apertura. Noi italiani, forse per tutti i guai che ha fatto il doping, e forse per scarsità di campioni, voliamo basso, stiamo schiacciati al minimo sindacale.

Eppure, anche in Italia, non solo in Irlanda, la bicicletta vola. Raduni, maratone, scampagnate, famiglia in gita. Gli amatori crescono dovunque. Perfino nelle città, dopo anni di scarsa lungimiranza, impazza il bike sharing con un successo che non ha precedenti. La bicicletta pedala nel futuro, ma noi non l'abbiamo ancora capito. E nel ciclismo, inteso come sport agonistico, viviamo di ricordi.

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