Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2014 alle ore 06:49.

My24

Sale il rischio d'una stretta del fisco senza precedenti sui giganti della finanza tedesca sospettati di favorire l'evasione fiscale o di suggerire l'adozione, da parte dei propri clienti, di misure ad hoc il cui obiettivo è di eludere imposte e tasse abusando di istituti di diritto del tutto legittimi. Il guanto di sfida, inatteso, è stato lanciato dalla Camera Alta del Parlamento tedesco, cioè il Bundesrat, all'interno del quale trovano rappresentanza i singoli gli Stati federali, le cui finanze nel corso del quinquennio della Crisi sono risultate le più colpite proprio a causa dell'escalation del fenomeno sia dell'evasione tradizionale, sia dell'uso di pratiche elusive sempre più ingegnose. Ora la palla passerà al Bundestag, cui spetta l'ok definitivo al pacchetto anti-evasione licenziato dal Bundesrat.

La banca non è più intoccabile. Chi sbaglia ora rischia il ritiro della licenza
Le misure approvate dall'equivalente tedesco del nostro Senato sono numerose, ma tre sono quelle decisive che riassumono e compendiano in concreto finalità e contenuti della svolta decisa a livello federale dai singoli Stati. Innanzitutto, i poteri di controllo, e d'intervento, dell'Autorità di vigilanza dell'intero sistema finanziario tedesco, BaFin, sono decisamente rafforzati. Dalla semplice possibilità d'indagine, cui corrisponde l'apertura di procedure di controllo e di vigilanza specifiche, si passa infatti al riconoscimento d'un potere pieno d'intervento, in questo caso mirato ad arrestare eventuali processi o fenomeni legati all'evasione o all'elusione fiscale. Insomma, l'Autorità si trasformerebbe in una sorta di Agenzia delle Entrate il cui campo d'azione interesserebbe centinaia di istituti di credito, incluse le operazioni da questi concluse o semplicemente avviate.

Naturalmente, resta decisiva l'esistenza reale d'un sospetto che vedrebbe la banca, o l'assicurazione, oppure, il fondo, implicati in un cortocircuito fiscale di consigli, consulenze e suggerimenti che mirano a spingere il cliente in territorio di evasione ed elusione. Oltre all'estensione dei poteri dell'Autorità di vigilanza, questa sarà dotata di due specifiche misure d'intervento sanzionatorio: la prima potrebbe indurre il BaFin all'emanazione d'un provvedimento di chiusura d'una sede periferica della banca o dell'istituto in questione. L'adozione di questa misura scatterebbe qualora i controlli evidenziassero l'adozione pratiche pro-evasione o elusive. La seconda misura punitiva, quella ritenuta più dura, condurrebbe al ritiro della licenza stessa in possesso dall'istituto interessato dal provvedimento, il che equivarrebbe ad una sorta di blocco temporaneo nell'attività, non quella generale, ma relativa ad alcune categorie specifiche. Comunque, quanto basta per mandare in crisi un colosso della finanza che, per esempio, muove quotidianamente miliardi di euro sui mercati, interno ed estero.

La mappa della galassia finanziaria tedesca
Al momento, nessun commento è stato indirizzato contro o a favore del nuovo impulso dato dalla Camera Alta nella lotta all'evasione. I numeri uno dei maggiori gruppi finanziari non si sono espressi. Attendono le prossime mosse adottate dal Parlamento, che già l'anno passato lasciò che una norma simile evaporasse a causa dell'imminenza delle nuove elezioni e del naturale scioglimento del Parlamento, con relativa empasse produttiva in materia di legiferazione. Ad ogni modo, l'universo degli istituti di credito cui guarda la stretta anti-evasione decisa dal Bundesrat appare persino difficile da contabilizzare. Infatti, si tratta di più di 2000 diversi soggetti, 2056 per l'esattezza con oltre 38mila sedi distaccate, locali. S'incomincia dalla banche commerciali, 183, si passa quindi alle banche che si occupano del risparmio, 432, e a seguire le banche cooperative, 1106. A questi istituti vanno poi aggiunte le assicurazioni, i fondi e un numero piuttosto difficile da passare in rassegna di società o strumenti finanziari particolari che comunque rientrano nei confini di vigilanza del BaFin. I patrimoni, o i tesori secondo molti osservatori, in possesso di questi istituti, e che ora saranno sottoposti alla stretta anti-evasione, sono pari a 2300 miliardi di euro. A questi si devono anche aggiungere le somme investite o gestite sui diversi mercati e allora si potrebbe salire a quasi 5000 miliardi di euro su cui il fisco, indirettamente, recupererebbe il terreno perduto nei decenni passati, soprattutto a partire dalla fine degli anni '90, quando la deregulation nel settore finanziario e del transito dei capitali da opzione condizionata fu trasformata in funzionalità di prassi dell'intero sistema.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi