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Marino Basso, che vinse il Mondiale mentre Merckx gli faceva la guerra

Marino Basso (Olycom)Marino Basso (Olycom)

Quarta tappa, il Giro d'Italia finalmente «arriva in Italia» dopo la tre giorni irlandese. Si va da Giovinazzo a Bari, 112 chilometri piatti come il deserto di sale. Tappa per velocisti di classe. Il campione di oggi è Marino Basso.

Tutti lo ricordano per la vittoria nel Mondiale di Gap, nel 1972, ma ne parleremo più avanti. Perchè Marino Basso, velocista di classe purissima, è stato capace di costruire una carriera ricca di successi nel periodo d'oro del ciclismo: quell'epoca, a cavallo degli anni 60 e 70, in cui pedalare significava trovarsi di fronte Merckx, Gimondi, Maertens, De Vlaeminck, Sercu, Van Linden, per citarne alcuni. Un'epoca d'oro nella quale solo chi era davvero un campione riusciva a emergere.

Marino Basso ha vissuto quegli anni da protagonista, andando oltre le volate. Nel suo palmares sono finite corse come il Giro di Campania,il Giro del Piemonte e il Giro di Sardegna, la Genova-Nizza, la Milano-Vignola, la Tre Valli Varesine, il Trofeo Matteotti, la Coppa Placci e la Coppa Bernocchi. Molte di queste corse oggi possono sembrare minori, come conseguenza del cambiamento radicale del calendario e degli impegni delle squadre, ma allora erano quasi il massimo, appena un gradino sotto alle classiche "monstre" Fiandre, Roubaix, Sanremo e Lombardia. Erano corse dove trovavi sempre tutti i più forti, che non ci andavano per fare la gamba ma per mettere il proprio manubrio davanti agli altri.

Marino Basso si difendeva bene anche in salita, ma ovviamente nei grandi Giri risparmiava la gamba per le volate, che erano la sua specialità. A meno che, come accadde proprio al Giro d'Italia, qualcuno non mettesse in dubbio la sua capacità di tenuta sulle pendenze estreme: tra i primi a scollinare, in un tappone di montagna, il giorno dopo c'era Marino Basso.

Ha vinto in tutti i grandi Giri e anche questo è il segno di una classe fuori dal comune: quindici tappe in Italia, sei al Tour e altre sei alla Vuelta. Ventisette tappe che hanno contribuito ad avvicinare quota cento nelle vittorie totali in carriera: un numero che avrebbe potuto raggiungere e superare se, come ricordano in molti, fosse stato un po' più rigido nel rispettare le regole del buon professionista. A Marino Basso, infatti, piacevano i piaceri della vita e subiva in particolare il fascino femminile. Ma questo lo rende solo più umano, non meno forte.

Alla vigilia del Mondiale di Gap, nel 1972, qualcuno lo dava per finito, ormai sul viale del tramonto proprio a causa delle sue "distrazioni". Eppure lui era lì, con addosso la maglia azzurra per la quinta volta (sarebbero state sette a fine carriera) e un sogno segreto: chiudere la bocca a tutti, per primo a Eddie Merckx che gli aveva giurato guerra e promesso sconfitta per questioni di donne. La leggenda vuole che Marino avesse adocchiato la cognata del Cannibale e che il Cannibale se la fosse legata al dito.

Sia come sia, a tre chilometri dal traguardo per Merckx la vendetta è consumata: il francese Guimard è solo all'attacco. Non lo vincerà lui, quel Mondiale, ma nemmeno Basso. Poi succede che Franco Bitossi raggiunge Guimard, lo guarda per qualche secondo e piazza uno scatto dei suoi, brucianti e irresistibili. Adesso c'è un italiano in testa, ma per il Cannibale va sempre bene perchè non è Marino Basso. Il rettilineo finale è rimasto nella leggenda del ciclismo: le immagini ci mostrano Franco Bitossi che spinge al massimo delle sue forze mentre il gruppo degli inseguitori rinviene alle sue spalle. Spinge ma sembra quasi non muoversi, mentre Merckx e compagnia volano recuparando metri a ogni pedalata.

Merckx sente l'odore del sangue, capisce che Bitossi ha esaurito le forze, che non arriverà per primo sul traguardo. Sente l'odore della maglia iridata e si lancia all'inseguimento come se quella fosse una questione tra lui e Bitossi. Tutti gli altri dietro. Ma da dietro spunta Marino Basso, che spinge come nei giorni migliori. Non può sottrarsi alla bagarre, perché con Bitossi ormai allo stremo per la squadra italiana significherebbe rischiare di perdere tutto, dopo aver dominato il Mondiale. Velocità contro velocità, Basso contro Merckx: l'italiano scarta sulla destra e poi si sposta a sinistra. Pedala, pedala e pedala ancora, raggiunge Bitossi, lo salta a velocità doppia, supera la linea del traguardo a braccia alzate. Dietro a lui non c'è Merckx, ma Franco Bitossi, che ha perso il Mondiale negli ultimi venti metri. Il Cannibale è quarto, fuori dal podio, dove insieme agli italiani salirà Cyrille Guimard.

Piangeranno in due, sul palco: Bitossi per la disperazione, Basso di gioia. Chi lo considerava finito dovrà vederlo, per i prossimi 12 mesi, con la maglia di campione del mondo.

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