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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2014 alle ore 06:38.

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FORLÌ
A un anno esatto dalla chiusura della pista, arriva l'annuncio che l'aeroporto di Forlì tornerà a volare. Parola della cordata italo-americana che la scorsa settimana ha presentato a Enac l'unica offerta per la concessione trentennale del Ridolfi, dopo la resa di Comune di Forlì e Regione Emilia-Romagna, che avevano il controllo di Seaf, la precedente società di gestione, lasciata fallire, assieme ai suoi 48 dipendenti, sotto il peso di 12 milioni di euro di debiti.
L'offerta arriva dal team composto da Sovereign Group della Virginia (società americana di commercio petrolifero), da Armando De Girolamo della società di trasporti e logistica foggiana Lotras e da Calisto Maurilli, impiantista anconetano specializzato nell'aeroportuale. Tre nomi e tre specializzazioni che danno un'idea di dove miri il piano industriale che Enac dovrà analizzare nel giro di un mese: uno scalo cargo per i commerci internazionali, una piattaforma per la manutenzione degli aeromobili, un'area dove le compagnie avranno la garanzia di carburanti a prezzo conveniente.
«Un'idea originale che non esclude assolutamente voli commerciali - nota il sindaco di Forlì, Roberto Balzani – e apre la via a possibili sinergie con gli altri aeroporti della via Emilia». Dove c'è Bologna che ha appena annunciato la quotazione in Borsa e il Fellini di Rimini (fallito a sua volta) in attesa della chiusura del bando di gara, il prossimo 9 giugno. «Si tratta di un'offerta valida e concreta che si pone con una logica imprenditoriale diversa rispetto al passato, ma la procedura è in atto, diamo il tempo a Enac di analizzare i documenti prima di cantare vittoria», precisa De Girolamo.
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