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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2014 alle ore 22:17.
L'ultima modifica è del 13 maggio 2014 alle ore 22:33.

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L'Italia ha davanti «due strade: quella di Berlusconi e Grillo l'abbiamo già vista all'opera. La mia è nuova? Non lo so se è nuova, è la strada di chi cerca di dare posti di lavoro e rilanciare l'Expo mentre Grillo vuole fermarlo». Matteo Renzi a Ballarò rivendica l'azione di governo contro chi grida allo sfascio. «Rispetto sia le idee di Berlusconi che quella di Grillo - aggiunge - vanno bene sia Berlusconi che Grillo per il loro elettorato anche perché sono due facce della stessa medaglia» .

Insomma la sfida è tra chi spera nella disfatta e chi si rimbocca le maniche: «Da Presidente del Consiglio - spiega - ho il dovere di cercare di dare soluzioni concrete e da questo punto di vista c'é una sfida tra chi scommette un una Italia che salta e chi si rimbocca le maniche» ha detto Renzi. «Grillo e Berlusconi stanno utilizzando i loro evergreen elettorali: per Berlusconi è il diciassettesimo complotto da inizio anno per Grillo è la trentatreesima marcia su Roma in undici mesi» commenta il premier facendo riferimento alle parole del leader di Forza Italia sul presunto complotto ai danni del suo ultimo governo.

Reduce dal viaggio a Milano, Renzi «disconosce» Primo Greganti. Il premier non ci sta a catalogarlo come un esponente targato Pd. Durante la puntata di Ballarò, quando gli viene detto che Greganti è di area Pd replica ironico: «Che Primo Greganti sia della mia area... Ci vuole un po' di fantasia». Propone l'interdizione per chi prende tangenti:«Ci vuole interdizione dai pubblici uffici e abbiamo chiamato il capo della Autorità anti corruzione, Raffaele Cantone, per controllare e vigilare le carte di tutto gli appalti rimasti in essere. C'é stato chi ha lucrato per milioni di euro, ma se mi domandano che effetto mi ha fatto rivedere i nomi di Frigerio e Greganti, rispondo che mi sono sentito crollare il mondo addosso». Quanto ai poteri di Cantone assicura: «Il commissario anti-corruzione deve avere i poteri per intervenire» sull'Expo: «Controllare e vigilare sulle procedure d'appalto di tutti i contratti rimasti in essere». E a chi gli domanda se dovrà studiare tutti i contratti, risponde: «Mi sembra la cosa più semplice e incisiva». Renzi invita però a distinguere le responsabilità di «chi ha rubato su appalti enormi» da quelle di chi «dice vedrò, farò, chiamerò».

Renzi si dice convinto che l'accordo con Forza Italia reggerà: «Io credo sia un paese normale quello in cui c'è un ballottaggio e dove vince il migliore. Dopodiché io penso che manterrà la parola». Aggiunge Renzi: «Dite che vorrà andare a votare se va male? Stravagante questa, se a me le elezioni vanno male cerco di non andare a votare. Però può anche darsi, eh! Berlusconi è imprevedibile».

E aggiunge di non temere il ricorso delle banche contro la tassa sulla rivalutazione delle quote di Banca d'Italia. «Non ce la vediamo in tribunale, perché le banche non faranno ricorso e se lo fanno credo che lo perderanno. Io penso che debbano pagare le banche e che le famiglie debbano riscuotere gli 80 euro». E sui fondi Ue Renzi promette: «ci sono 183 miliardi di fondi Ue da spendere, perché la classe politica del passato ha pensato solo al consenso immediato e li ha spesi male o non li ha utilizzati». Ha poi aggiunto: «non è vero che in Italia non ci siano i soldi ma vanno spesi bene».

Poi un vivace botta e risposta con il conduttore Giovanni Floris sulla Rai. «Anche la Rai deve partecipare ai sacrifici, tocca anche a voi» dice Renzi rivolgendosi a Giovanni Floris, aggiungendo che «la Rai può vendere Rai Ways e eliminare sprechi clamorosi nelle venti sedi regionali». Durante la trasmissione il premier e il giornalista hanno battibeccato sul taglio dei 150 milioni decisi nella spending review per la Rai. A Floris che paventava un rischio di indebolimento della tv pubblica, Renzi ha ribattuto: «per vent'anni c'è stato un duopolio fuori luogo, senza apertura, ora invece c'è anche La7, Sky e altre tv. Se fossi un dirigente Rai mi preoccuperei di portare la Rai nel terzo millennio».
«Io non ho mai incontrato - ha sostenuto il premier - nè il presidente della Rai, nè l'amministratore delegato. Voglio che sia di tutti e non dei partiti, perciò non metterò mai bocca su palinsesti, conduttori e direttori, ma anche la Rai deve fare la sua parte in questa operazione di redistribuzione».

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