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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2014 alle ore 07:03.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2014 alle ore 07:05.

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LONDRA. Dal nostro corrispondente
La politica s'incunea, profonda, nella partita fra Pfizer ed Astra Zeneca, scuotendo una giornata che ha visto i top manager delle due società scendere nell'arena di Westminster per chiarire le loro proposte e le loro ambizioni sullo sfondo della maggiore acquisizione della storia britannica. Il ceo di Pfizer, Ian Reid, ha argomentato e difeso la sua offerta. Quello di AstraZeneca, Pascal Soriot, pochi istanti dopo l'«interrogatorio» del manager del gruppo Usa in diretta Tv - straordinario esempio di britannica trasparenza - ha replicato punto su punto, cercando di smontare il senso di un deal che ieri Astra ha nuovamente rintuzzato. La società anglo-svedese ha liquidato in quanto «senza novità» l'avance che era stata mossa da Pfizer poche ore prima. L'azienda Usa invitava Astra a mostrare un po' di più le sue carte per consentire un eventuale rilancio che è già nell'aria.
Schermaglie fra Big Pharma che accendono la Borsa a corrente alternata, ma utili per capire la dinamica di un'acquisizione potenziale che imbarazza Londra e attrae giocatori esterni. Il ministro dell'Economia svedese Anders Borg (Astra prima di fondersi con Zeneca era società di Stoccolma) ha attaccato il colosso Usa. «Siamo preoccupati.. Dopo l'acquisizione di Pharmacia, Pfizer ha ridotto drasticamente le attività in Svezia... la politica che adotta quando parla di riduzione del personale è evidente.. Non vediamo una logica in questa operazione, dettata da considerazioni fiscali e non industriali». Poche, ma sentite parole concluse con la convinzione che se Astra Zeneca finisce nella pancia di Pfizer ci sarà un prezzo in posti di lavoro e ricerca scientifica «in Svezia ma anche nel Regno Unito». Pensiero largamente condiviso dal ministro del Business britannico, il LibDem, Vince Cable in prima linea nella difesa di AstraZeneca e pronto - se le garanzie del gruppo Usa non basteranno - a estendere al settore farmaceutico la tutela riservata alle industrie strategiche, dalla Difesa ai Media. Determinato al punto da aver convinto il premier David Cameron a invocare «impegni con valore legale da parte di Pfizer» a tutela dell'interesse nazionale.
Paradossalmente si tratta di capire quale interesse: Londra potrebbe, infatti, scoprirsi vittima di sé stessa. Il regime fiscale - fa molto gola l'imposizione al 10% su tutto ciò che è brevettato e prodotto nel Regno - è una delle motivazioni che solleticano Pfizer. Il prezzo del suo arrivo sulla scorta di un sistema impositivo vantaggioso - potrebbe comperare Astra con denari generati all'estero ottenendo benefici fiscali anche in America - lo potrebbero pagare i centri di ricerca britannici. Ma di là di questa complessa partita-chiave sul filo di aliquote e posti di lavoro, per Pascal Soriot l'attacco di Pfizer con un'offerta da 102 miliardi di dollari «non rispecchia i valori di AstraZeneca di oggi». E - danaro parte - rischia di «distrarre con considerazioni finanziarie» un gruppo che ha in pipeline una lista importante di nuovi prodotti anticancro. Il timore della politica, espresso dai deputati della Commissione Affari economici dei Comuni, si riassume in occupazione e "fuga" della ricerca.
Ian Reid è stato esplicito: la spesa per R&D di un eventuale gruppo congiunto diminuirà per via delle economie di scala. «Eppure siamo pronti - ha detto ai deputati - a fornire un impegno senza precedenti: il 20% del personale dedicato alla Ricerca avrà sede nel Regno Unito». E chi lo garantisce? «Sono un uomo di parola - ha replicato il manager - Pfizer è una società che onora quanto dice». I politici inglesi, istruiti da Anders Borg, vorrebbero un documento vincolante, Pascal Soriot veste la maschera di quello che vuole essere lasciato in pace. Replicando indirettamente a Ian Reid, ha precisato che «Astra Zeneca ha le dimensioni e i talenti per ottenere un grande successo». In realtà il riferimento espresso dal ceo di origine francese sull'inadeguatezza dell'offerta fino ad ora avanzata lascia pensare che un rilancio esplicito da parte Pfizer non passerebbe inosservato anche al board. Certamente non agli azionisti che potrebbero dare segni di cedimento se l'offerta amichevole o ostile fosse prevalentemente cash e ben al di sopra di 50 sterline per azione.
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63 miliardi
Operazione record
Il valore in sterline dell'offerta di Pfizer per AstraZeneca
20%
La promessa
La quota dei ricercatori che Pfizer si è impegnata a mantenere in Gb

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