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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2014 alle ore 15:28.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2014 alle ore 15:32.

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Nessun lavoratore licenziato, nessuno stabilimento chiuso e nessun taglio ai salari: così si chiude la vertenza Electrolux. L'accordo raggiunto nella notte tra sindacati ed azienda prevede una diminuzione del costo del lavoro con il ricorso ai contratti di solidarietà, la riduzione del 60% dei permessi sindacali, la contrazione da 10 a 5 minuti della pausa di lavoro nello stabilimento di Porcia. Poi cassa integrazione straordinaria e uscite incentivate volontarie o prepensionamenti.

Da parte dell'azienda, un piano industriale che garantisce investimenti per 150 milioni e produzioni per tutti gli stabilimenti italiani; da parte del governo la decontribuzione a sostegno del piano industriale e fondi per incentivare la competittività. Per lo stabilimento di Porcia, per cui la Regione Friuli-Venezia Giulia mette in campo sgravi Irap e defiscalizzaizone dei contratti di solidarietà, c'è limpegno al riassorbimento di 150 esuberi, attraverso iniziative interne e l'intervento di un imprenditore intenzionato a insediarsi nelle aree dismesse del sito.

L'ipotesi di accordo verrà tradotta in un testo definitivo al ministero dello Sviluppo economico, a un tavolo a cui parteciperanno i presidenti delle Regioni interessate, cioè Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Emilia Romagna, oltre a sindacati (tra cui i leader di Fiom, Fim e Uilm), il ministro Guidi, il viceministro De Vincenti e il sottosegretario al Lavoro Bellanova. Tra i punti da affrontare, il piano sociale e gli incentivi all'esodo e la parte sull'aumento delle velocità della produzione.

Domani l'accordo definitivo sarà presentato alla Presidenza del Consiglio. A partire dal 16 al 22 maggio si svolgeranno le assemblee ed il referendum tra le lavoratrici e i lavoratori. «Nella vicenda Elecrolux - ha detto Guidi due giorni fa - ognuno sta facendo bene la sua parte: un segnale importante per rilanciare l'industria in Italia». La ratifica con il premier Renzi, «sarà un segnale importante della capacità del sistema Italia di salvaguardare e rilanciare l'industria manifatturiera, il vero motore per la crescita e l'occupazione». «Fiducioso e ottimista», in vista dell'incontro di domani, si è detto il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, secondo cui l'impegno del governo è «fondamentale ma tardivo», mentre i lavoratori hanno mostrato «coerenza e correttezza» e la proprietà «disponibilità alle modifiche».

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