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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2014 alle ore 07:02.

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Nessun licenziamento, nessun taglio di salario e nessuna riduzione delle pause nelle fabbriche in cui ci saranno incrementi del numero dei pezzi-ora, ma esclusivamente della pausa aggiuntiva a Porcia che passerà da 10 a 5 minuti. Non ci sarà alcun taglio delle ore di assemblea, ma consistente sarà invece la riduzione del monte ore sindacale, oggi superiore a quanto previsto dal contratto nazionale: -60% a partire dal 2015.
Sono questi, in sintesi, i punti cruciali su cui, nella notte tra lunedì e martedì, si è trovato l'accordo tra Electrolux e i sindacati dei quattro stabilimenti italiani. L'intesa, che ieri è stata limata e formalizzata, è il frutto di tre ore di vertice al ministero dello Sviluppo economico tra il ministro Federica Guidi, il viceministro Claudio De Vincenti, il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova e i segretari generali di Fiom-Cgil Maurizio Landini, Fim-Cisl Giuseppe Farina e Uilm Rocco Palombella. Vertice che ha fatto seguito agli incontri pomeridiani tra azienda e sindacati.
Sono stati risolti, dunque, i punti di attrito principali, in particolare la richiesta dell'azienda di eliminare la pausa di 10 minuti a Porcia, che è stata ridotta a un taglio di 5 minuti, mentre dall'altra parte i sindacati hanno acconsentito a una riduzione dei permessi sindacali del 60 per cento. In questo modo, ha dichiarato la Fim, «si è ridotto il costo del lavoro senza influenzare negativamente le retribuzioni dei lavoratori, né penalizzare le condizioni della prestazione lavorativa». Restano validi i punti "conquistati" durante le scorse settimane di trattativa: il ricorso ai contratti di solidarietà, e quindi alla riduzione degli orari di lavoro per salvaguardare l'occupazione, un piano industriale che garantisce investimenti e produzioni per tutti gli stabilimenti italiani del gruppo, la decontribuzione a sostegno del piano industriale da parte del Governo, la salvaguardia delle condizioni di lavoro e del salario. In particolare, il piano industriale (6mila dipendenti) esclude esuberi e licenziamenti fino al 2017, conferma in attività tutti e quattro i siti italiani e prevede 150 milioni di investimenti. Nel 2018 ci sarebbero, invece, 1.200 esuberi su 6.185 dipendenti, che l'azienda sarebbe disposta a ridurre fino a 800, di cui 300 risolvibili con mobilità incentivata volontaria e aggancio alla pensione.
«Nella vicenda Electrolux ognuno ha fatto bene la sua parte – ha detto il ministro Guidi –. Il Governo e le Regioni, attraverso la decontribuzione e il finanziamento agevolato alla ricerca; l'azienda, con un piano di investimenti e l'impegno a ridurre al minimo l'impatto occupazionale; i sindacati e i lavoratori accettando contratti di solidarietà e flessibilità».
Nella giornata di ieri si è lavorato, prima per delegazioni e poi con l'azienda, sui testi definitivi dell'accordo e anche sul piano sociale e gli incentivi all'esodo. Sempre da scrivere è la parte sull'aumento delle velocità della catena di montaggio, su cui, secondo la Fiom, «sarà necessario introdurre vincoli e verifiche per evitare il peggioramento delle condizioni di lavoro». Oggi è previsto il Tavolo generale al ministero con i presidenti delle Regioni, per la ratifica dell'intesa, che giovedì verrà presentata a Palazzo Chigi al premier Matteo per la firma definitiva. E a partire da venerdì si svolgeranno le assemblee in tutti gli stabilimenti per illustrare i contenuti dell'ipotesi di accordo che verrà sottoposta al referendum tra i lavoratori.
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